Budget in salita per l’Università di Bologna

bologna.gifSale verso l’alto grazie all’aumento dei finanziamenti europei e agli investimenti fatti in ricerca applicata delle imprese. Con un passaggio dai 37 milioni di euro del 2003 ai 72 del 2008 l’Università di Bologna si avvia verso un futuro meno incerto.
Così l’Alma Mater è riuscita a raddoppiare negli ultimi cinque anni le risorse esterne per la ricerca, cui va aggiunta una somma sostanzialmente stabile di altri 20 milioni annui di autofinanziamento. “E’ la prova che l’ateneo aveva visto giusto cinque anni fa – dice il rettore Pier Ugo Calzolari – quando, prevedendo una costante riduzione dei finanziamenti statali, abbiamo assunto un dirigete della ricerca, Bruno Quarta, con esperienza nel settore privato, e scelto di investire con decisione sui finanziamenti europei, che infatti sono quadruplicati e nel 2008, per la prima volta, hanno raggiunto il livello di quelli statali”.
Ma i soldi portano anche risorse umane. Insieme ad un cospicuo budget sono aumentati anche i ricercatori, che erano circa 1.110 nel 2003 e quasi 1.300 cinque anni dopo, e gli assegnisti, i più giovani tra gli addetti alla ricerca, lievitati nello stesso periodo da 640 a 850, mentre sostanzialmente stabili sono rimasti i professori di prima e seconda fascia .
“Oltre che sulla quantità – spiega Calzolari – abbiamo lavorato anche sulla qualità, promuovendo la ricerca di alto livello. Siamo l’unico ateneo italiano ad aver adottato un sistema di valutazione e incentivazione individuale della ricerca. Questo ci ha consentito di premiare chi produce risultati di peso: negli ultimi cinque anni sono infatti aumentate le pubblicazioni sulle riviste scientifiche più autorevoli, vale a dire le scoperte e i progressi di maggior valore scientifico e influenza a livello internazionale. Gli ambiti disciplinari in cui siamo più affermati sono le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (Ict), l’agroalimentare e anche le discipline umanistiche”.
Progressi consistenti anche sul fronte della internazionalizzazione universitaria, che rimane un tallone d’Achille per il Belpaese. Gli studenti Erasmus sono schizzati da 1.255 unità nel ‘97, a 2.961 nel 2008: oggi l’ateneo è al primo posto in Europa per giovani in uscita e al 5° (primo non spagnolo) per quelli in entrata.
Raddoppiati nel frattempo anche gli studenti stranieri regolarmente iscritti all’Alma Mater, che oggi sono 4.592 a fronte dei 2.949 del ‘99. Sul fronte dell’insegnamento si moltiplicano i corsi di laurea interamente in inglese, che nel 2007 erano 4, e saranno invece 11 il prossimo anno accademico, mentre 28 sono quelli che garantiscono una laurea congiunta o multipla, valida cioè anche all’estero in sistemi di educazione superiore diversi dal nostro. Parallelamente hanno goduto di un vero boom le summer school, i corsi estivi in lingua inglese, aperte a giovani italiani e stranieri: sono infatti passate dalle 18 del 2003 (482 iscritti), alle 53 di quest’estate (circa il triplo dei frequentanti).

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