Aumenta chi sceglie le telematiche: un laureato su dieci ottiene il titolo in un ateneo digitale

Gli atenei online stanno contribuendo in maniera significativa a far aumentare il numero dei laureati: ormai il 10% consegue il titolo in una telematica

In Italia i laureati crescono anche grazie alle università telematiche, ovvero gli atenei che erogano la propria offerta didattica esclusivamente – o prevalentemente – a distanza. Negli ultimi 10 anni queste strutture hanno infatti contribuito a trascinare il popolo degli universitari verso la cifra record di 2 milioni di immatricolati: 1.949.481 per la precisione, censiti nell’anno accademico 2020/21. Un balzo in avanti notevole rispetto a quanto si registrava esattamente una decade prima, quando ci si fermava a quota 1.767.008. Una crescita dovuta in maniera quasi esclusiva alle “telematiche”, che sono passate nello stesso periodo da poco più di 40 mila iscritti a oltre 220 mila. 

Crescono le telematiche

Le telematiche, però, sono esplose anche in termini di studenti che arrivano con successo alla fine del percorso universitario. Oggi circa 1 laureato su 10 consegue il titolo in un ateneo “digitale”. Sui quasi 350mila diplomi di laurea rilasciati dall’intero mondo accademico, infatti, oltre 34mila sono stati appannaggio delle telematiche, ovvero il 9,9% complessivo. Quando, fino a un decennio prima, rappresentavano appena l’1,7% del totale: nel 2011/2012, solamente poco più di 5mila laureati (5.220), sui circa 300mila complessivi, provenivano dagli atenei online. Il dato, in questo lasso di tempo, si è dunque moltiplicato quasi per sei.

Cosa è accaduto nel frattempo? Un elemento di fatto è l’ampliamento dell’offerta formativa delle telematiche, che pian piano ha indotto sempre più studenti a iscriversi lì. Gli 11 atenei della categoria hanno più che raddoppiato l’offerta di corsi di laurea: da 70 a 149 (+113%). Ormai, tranne Medicina e poco altro per le ovvie esigenze di tirocinio formativo, si può studiare praticamente tutto a distanza, persino ingegneria.

Analizzando la composizione di tale offerta, l’area disciplinare che registra il maggior numero di corsi “telematici” è quella economico-giuridico e sociale, che ne conta 68, il 45,6% del totale. A seguire, troviamo l’area STEM, tecnico-scientifica: 38 corsi, pari al 25,5%. Terzo posto per l’area artistica, letteraria e dell’educazione: 33 corsi, il 22,1% del totale. A chiudere, l’area sanitaria e agro-veterinaria: 10 lauree, il 6,7%, quasi sempre consistenti in percorsi in discipline dello Sport e delle Scienze motorie.

Scegliere una telematica rispetto un’università tradizionale

Interessante, restando sui flussi delle iscrizioni, analizzare la composizione degli studenti distinguendo quanti sono iscritti a un’università telematica muovendosi da una struttura tradizionale (statale o privata). Nell’anno accademico 2021/22,  ben 101 mila studenti iscritti negli atenei “a distanza” – il 45,2% dei circa 224mila totali – avevano alle spalle una precedente esperienza in università “fisiche”.

E anche il profilo anagrafico degli studenti “da remoto” sta cambiando. Pur restando preponderante la quota di studenti lavoratori oppure non proprio freschi di diploma, diventa sempre più consistente la capacità di attrarre giovani ventenni.

Anche se, analizzando il dato delle lauree triennali, emerge che quasi l’80% dei diplomi rilasciati dalle università tradizionali nel 2020/21 riguardi laureati nella fascia fino a 23 anni, mentre la percentuale scende drasticamente al 20,6% per le università telematiche (8,4% nel 2011/12), dove invece quasi il 60% dei titoli di laurea è ancora rilasciato a studenti con almeno 28 anni.

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