Dopo il progetto “Federica”, portato avanti per più di tre anni e mezzo, oggi l’Università Federico II di Napoli ha messo a disposizione degli studenti una nuova piattaforma on line per l’apprendimento informatizzato. Si chiama Federica Web Learning e vanta già oltre 300 corsi, 700 video, 5mila video e una sezione dedicata all’orientamento, come ci racconta Luigi Verolino, direttore del centro SOFTel della Federico II.
Professore con questa nuova piattaforma avete spostato i servizi di orientamento sulla rete?
Sì, ma non completamente. Continuiamo a girare nelle scuole, ma in questo caso facciamo più un orientamento informativo che formativo. Mentre sappiamo bene che oggi la rete può fare molto.
Penso ad esempio alle prime lauree multimediali, per le quali non è richiesto l’obbligo di frequenza e disponibili sulla nostra piattaforma Federica.eu. Sono i cosiddetti Mooc (Massime Open Online Courses) i corsi online e completamente gratuiti, che stanno generandoo un vero e proprio terremoto culturale, rendendo più facile e fruibile la divulgazione della conoscenza.
Cosa vuol dire insegnare nel terzo millennio?
Le tecnologie multimediali che si sono sviluppate vanno messe a servizio della didattica per formare le intelligenze future. Ma le università stanno facendo una grande fatica a stare al passo con i tempi, forse perché nessuno si sta ponendo seriamente il problema di cosa voglia dire realmente insegnare. Io sono convinto che più che aggiornare i programmi bisognerebbe capire che il primo step è trasferire conoscenze.
Capitolo placement. Come funziona da voi?
Va molto bene con le cosiddette “lauree forti”. Stiamo facendo molte attività con le multinazionali. Ultimamente Boeing, il colosso mondiale dell’aerospazio, ha organizzato degli incontri formativi con gli studenti delle facoltà tecniche e scientifiche per spiegare e raccontare il futuro di questo settore. Il problema nodale, invece, resta smuovere il mercato delle lauree deboli.
Cosa state facendo per quelle?
La verità è che gli ingegneri si collocano da soli e con più facilità sul mercato del lavoro. Le lauree deboli, invece, vivono una realtà industriale completamente diversa. Qui ci vuole la fantasia, bisogna inventarsi ogni giorno e cambiare anche un po’ il modo di pensare. Lo studioso di filologia greca sembra non servire più e il sapere tecnologico sembra aver preso il predominio, mentre l’Europa deve la sua essenza alla cultura classica. E’ come l’eterno dilemma tra la ricerca di base e quella applicata: non si è ancora capito che sono le stesse facce di una stessa medaglia. Una non potrebbe stare senza l’altra.
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