Oltre le colonne d'Ercole

Partenza Erasmus

Infila questa canotta qui, attenta a quella felpa di là… Oh come faccio a lasciare qui quel paio di jeans che ho sempre indossato!? Ultimo controllo e… pronta! Eccomi qui con un bagaglio in stiva e uno a mano ed uno zaino da escursione chiuso a forza dal mio ragazzo; lì, in quelle valigie, ho racchiuso tutta la mia vita e la sto portando a Faro, nella regione dell’Algarve, Portogallo. Qui, oltre le colonne d’Ercole, ai confini del mondo, è iniziato il mio folle volo, per citare Dante e ora non si torna più indietro! Parto per nove mesi e oltre a lasciare in Italia i miei affetti, lascio il mio porto sicuro, la mia comfort zone per andare alla ricerca dell’avventura, dello sconosciuto. Ho sempre tenuto a mente una citazione di Twain, il quale sosteneva che tra vent’anni saremo delusi dalle cose che non avremo fatto e per evitare ciò non ho esitato a candidarmi per il progetto ersasmus. Ho sempre avuto un’anima da viaggiatrice e una passione per le lingue, in particolare per il ceppo romanzo e, così, quando nell’elenco delle sedi partner ospitanti ho trovato questa cittadina portoghese non ho esitato. Certo, molti di voi nemmeno la conosceranno, in realtà nemmeno io la conoscevo prima d’ora, ma mi è sempre piaciuto scoprire nuovi orizzonti e percorrere strade poco battute. Il mio viaggio inizia da Roma Fiumicino ed ha come prima tappa Siviglia; non ci sono voli diretti dall’Italia e quindi sono “costretta” a dover visitare anche questa meravigliosa destinazione Andalusa, dove trascorro una notte in un ostello nei pressi della cattedrale! Che fatica e che gioia salire su quel volo! Sì perché l’Erasmus è un turbinio di emozioni che ti colpiscono forte e ogni giorno provi una sfumatura differente: c’è il giorno in cui non ne puoi più di vivere nella tua routine e poi c’è quel pomeriggio in cui vieni pervasa dalla malinconia della partenza, dalla paura del cambiamento. Ecco, io trovo tutto questo fantastico perché credo che tutto ciò concorra a plasmarci come individui prima ancora che comparire come voce del curriculum. Credo che tutti noi, i famosi giovani d’oggi, dovremmo partire da soli per metterci alla prova, per vedere fino a che punto possiamo arrivare, per dimostrarci che non ci sono limiti, che il timore è solo nella nostra testa, che siamo meravigliosi al di là di quanto le nostre istituzioni vogliano farci credere e, infine, per conoscerci. Affrontare varie difficoltà in un paese di cui ignori la lingua, con modi di vivere differenti, dove non conosci nessuno e dove non hai nessun parente o amico a fianco, ti rende davvero forte e ti fa rendere conto che puoi fare qualsiasi cosa! Arrivo a Faro in pullman, dopo aver gironzolato per Siviglia e intravedo una campagna brulla, il parco naturale della Ria Formosa (una laguna, badate bene a non confonderla con un banale fiume se tenete alla vostra vita!) ed infine la parte vecchia, la Baixa, quella più pittoresca e tipica della città, con i pavimenti composti da piccole tessere, quasi fossero dei mosaici e con quelle meravigliose abitazioni decorate con azulejos, le tradizionali mattonelle portoghesi. Il mio arrivo a Faro non può che festeggiarsi con una tappa culinaria: sono mesi che immagino di assaporare i pasteis de nata, quei pasticcini composti di sfoglia croccante e kg di crema, che si fondono in bocca in un mix perfetto tra croccantezza e cremosità, che non puoi fare altro che degustare e accompagnare con un ottimo e bollente caffè portoghese. E con questa poetica dichiarazione d’amore per questo pasticcino si conclude il mio primo giorno a Faro, ma non temete, il soggiorno sarà lungo e pieno di  racconti, foto e video!

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