Università, lezioni e burocrazia: sfida vinta contro il coronavirus

Stiamo assistendo in questi giorni al mutamento radicale delle forme dei rapporti sociali e interpersonali, per effetto di una emergenza drammatica come forse mai vissuta – anche in termini di estensione territoriale – dalla fine della guerra a oggi. E alla quale il Paese è chiamato a rispondere con determinazione. Attraverso il comportamento di ogni singolo cittadino. E attraverso le sue istituzioni. In primis la sanità sta offrendo una prova di abnegazione e di professionalità altissima. Ricordiamo che il welfare italiano riconosce a tutti il diritto alla tutela della salute attraverso un sistema sanitario che, cosa spesso dimenticata, da questo punto di vista è tra i primissimi al mondo. Si può fare di più?

Certamente tutto è perfettibile. Con più risorse, ad esempio, si può disporre in modo diffuso sul territorio di strumentazioni più numerose e più avanzate. Ma la risposta del sistema a me appare davvero buona.

C’è poi l’istruzione di ogni ordine e grado. Vera spina dorsale del Paese. Sulle scuole dalle elementari ai licei ho già scritto. Hanno fornito tutte una risposta. Puntando sugli strumenti telematici. Dalle forme più rudimentali alle più avanzate. Ovviamente con risultati qualitativamente a macchia di leopardo. Fornendo comunque ai ragazzi e alle famiglie, chiamate a collaborare, il senso della continuità. La scuola insomma non si è fermata. Si può fare di più? Lo ripeto, tutto è perfettibile. Ad esempio con più aggiornamento professionale si alza il livello di competenza informatica degli insegnanti. Ma la risposta di sistema a me è apparsa buona.

Infine le università. I corsi a distanza sono partiti o partiranno tutti ad horas. Alla Federico II ciò avverrà attraverso la piattaforma Teams-Microsoft che consente di riprodurre una classe virtuale. O attraverso il ricorso a quella magnifica realtà che è Federica, il progetto e-learning della Federico II cresciuto negli anni sotto la guida sapiente e determinata di Mauro Calise.

Diciamolo chiaro e forte. Certamente ci sarà qualche problema all’avvio dei corsi, come è ragionevole che accada.
Questa può anche essere l’occasione per accrescere l’esperienza tra docenti e studenti nell’uso di moderne tecnologie e metodiche di insegnamento a distanza. Che certamente non potrà sostituire mai l’efficacia della didattica frontale. Dentro le aule fisiche si crea, ricordiamolo, l’embrione della “comunità” scolastica. Non potrà surrogare l’empatia legata al contatto umano. Allo sguardo alunno-docente, nel quale è sintetizzato l’aver compreso una formula, l’aver assimilato un concetto… Ma che deve diventare uno strumento in più da utilizzare, senza remore o pregiudizi, nelle forme opportune per rendere sempre più efficaci i processi didattici.

Ma quello che conta oggi è che gli studenti subiranno il minor danno possibile dallo stato di emergenza. E ciò grazie alla teledidattica. Da oggi in poi vorrei vedere chi avrà più il coraggio miope di decretarne l’inutilità! E non sarebbe una cattiva idea acquisire dotazioni di computer da darne in prestito agli studenti che non lo posseggono… Intanto cresce il panico per l’aggressione del coronavirus. Contro il quale è stato indicato un solo rimedio: massimo isolamento possibile! Come un fulmine a ciel sereno. Dopo aver costruito un’organizzazione sociale fondata su velocità e semplicità dei contatti.

Ebbene, l’informatica è venuta in soccorso, specialmente dei ragazzi, a spezzare il muro alienante della solitudine.
L’iPad. Il tanto criticato perché totalizzante smartphone.
Senza questi strumenti i ragazzi sarebbero rimasti non solo senza scuola, ma anche senza amici.

Infine una ultima osservazione. A proposito della spesso criticata burocrazia. Vorrei fare un elogio alla amministrazione della Federico II. Siamo chiamati tutti a ridurre le occasioni di contagio anche riorganizzando il lavoro. E il lavoro del comparto tecnico-amministrativo in un ateneo come la Federico II è gigantesco. Gestione delle carriere degli studenti. Gestione del personale. Gestione amministrativa e tecnica dei dipartimenti e dell’immenso comparto della ricerca. Gare, servizi di sicurezza, manutenzione e pulizie. Ebbene in poche ore l’amministrazione universitaria ha ridisegnato il lavoro di circa 2.500 tra amministrativi e tecnici mettendo in piedi la macchina dello smart working. Cosa assolutamente rilevante.
Ps. Ovviamente non tutto si risolve online. Come osserva Chiara Saraceno, la chiusura delle scuole può creare una emergenza parallela a quella sanitaria. Che non si risolve purtroppo con l’informatica. Parlo dei ragazzi più “svantaggiati, autoctoni o stranieri, quelli marginalizzati per i quali il rischio di abbandono totale è altissimo”. Che spesso a scuola “fruiscono dell’unico pasto quotidiano nutrizionalmente adeguato”. Ad essi occorre assolutamente provvedere.

larepubblica

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