“Una sanatoria per tutti gli studenti che hanno partecipato al test di Medicina nel 2016“. Questa la richiesta immediata che il sindacato studentesco Unione degli Universitari ha fatto questa mattina alla conferenza stampa indetta presso la Camera dei Deputati, ufficializzando l’esposto presentato all’Agenzia Nazionale Anticorruzione (Anac) di Raffaele Cantone. 53 su 60 sembrano essere i quesiti non originali del test per accedere alla graduatoria 2016, controllati per un anno intero dai rappresentanti e dallo studio legale dell’avv. Michele Bonetti. Il rischio è quello di un conflitto di interessi della società a cui il ministero aveva lo scorso anno dato in appalto la formulazione dei quesiti per Medicina Odontoiatria, Selexi s.r.l., in cui parte del c.d.a. è formato dalle stesse persone che redigono gli eserciziari a pagamento per affrontare l’esame. “Il bando 2016 parla di criteri di imparzialità – afferma la coordinatrice Elisa Marchetti – ed ora scopriamo che la maggior parte delle domande del test sono state copiate da precedenti edizioni del test. Questa è l’ennesima prova che il sistema del numero chiuso fa acqua da tutte le parti“.
Il Ministero di Valeria Fedeli si difende: “Non c’è nessuna ombra: tutto si è svolto secondo la normativa e le disposizioni vigenti e in totale trasparenza”, affermano da viale Trastevere. Ricordando come avessero specificato al Consorzio interuniversitario Cineca, addetto a bandire la gara pubblica, che “i quesiti dovranno essere inediti, non dovranno essere tratti da banche dati standard a catalogo, dovranno essere predisposti unicamente per le prove in oggetto e dovranno essere supportati da adeguata motivazione scientifica”. Gara poi vinta dalla Selexi s.r.l., azienda che si occupa di questionari in bandi pubblici, fondata nel 1999 da Alberto Sironi, lo stesso che nel 1987 fondò l’azienda editoriale Alpha Test insieme al fratello Renato e a Massimiliano Bianchini, sui cui eserciziari studiano molti studenti per prepararsi al famoso test d’ingresso. Il Miur, poi, specifica che tale “misura di salvaguardia comunque non è prevista dalla disciplina primaria: la legge 264/99, che regola l’accesso ai corsi a numero programmato, non impone la necessaria “originalità dei quesiti”. E le aziende chiamate in causa, dopo aver diffidato il sindacato studentesco, ribadiscono che “non è stata svolta nessuna azione illecita – e che – le poche domande non inedite hanno origine da edizioni precedenti del test”.
Perché il Miur ha dovuto spendere 41 mila euro per un appalto esterno? Se lo chiede Andrea Core dell’esecutivo nazionale Udu: “Eppure dei soggetti interni hanno dovuto validare i quesiti appaltati – spiega – Non vogliamo una guerra tra poveri. Ma una soglia di sbarramento passata dal 30 al 60, la non previsione di un database con i quesiti a differenza di altri concorsi pubblici. Tali fatti sono lesivi dei commi 3 e 4 dell’art. 34 della Costituzione sul diritto allo studio”. Secondo gli studenti bisogna quindi correggere il tiro e l’unico che può farlo è il Ministero di Valeria Fedeli: i bandi 2017 devono essere ancora fatti, per ora ci sono solo i decreti di indirizzo. “Noi vogliamo aprire un tavolo di discussione con il Miur sul numero chiuso – spiega Elisa Marchetti – sappiamo che non è facile sotto molti aspetti ma è giunta l’ora del dialogo e facciamo appello oltre che alla ministra Fedeli, anche al Governo e ai gruppi parlamentari per risolvere quella che è di fatto una problematica con tante ombre”.
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