Studiare materie Stem paga, ecco quali sono gli atenei che promettono gli stipendi migliori

L’aggiornamento dello University Report dell’Osservatorio JobPricing e Spring Professional. Al Nord si allungano i tempi di recupero dell’ìinvestimento in istruzione, complice il carovita.

Il tessuto produttivo italiano ha un gran bisogno di laureati in materie Stem (Scienza, Tecnologie, Ingegneria e Scienze matematiche). E ad oggi sono i percorsi di laurea che portano il maggiore benefici di reddito al primo pimpiego. A certificarlo è la settima edizione dello University Report, il dossier che l‘Osservatorio JobPricing (quest’anno in collaborazione con Spring Professional) sulle retribuzioni dedica a quantificare quanto “vale” in termini di salario lo studio, e quali sono gli Atenei italiani che offrono le migliori prospettive da questo punto di vista.

Laurearsi conviene

Secondo gli specialisti delle buste paga, “possedere una laurea, in media consente di accedere a un salario superiore del 45% rispetto a quello di un non laureato, ovvero circa 12.800 euro”. Il primo grande salto di retribuzione sta tra diploma e laurea magistrale (+42%) o master di primo livello (+44%). Un’ulteriore crescita significativa avviene con i titoli post-laurea (+15% con Master secondo livello e +16% con PhD rispetto alla sola Laurea magistrale). Siccome un livello di studio superiore apre a prospettive di carriera migliori, con ruoli di maggior responsabiltà e quindi meglio retribuiti, il gap cresce con l’età arrivando a +40% per i lavoratori tra i 35-44 anni e a +65% tra i 45-54 anni.

In questo quadro, le discipline STEM offrono le migliori prospettive di guadagno. Le retribuzioni annue lorde (RAL9 medie più elevate tra i 25 e il 34 anni si registrano per le facoltà di ingegneria (chimica e dei materiali 33.519 euro, +11% dalla media; informatica, elettronica e delle telecomunicazioni 33.293 euro, +10% dalla media; meccanica, navale, aeronautica e aerospaziale; gestionale 32.729 euro, +9,8% dalla media). Tra quelle meno pagate troviamo invece Scienze storiche e filosofiche (28.357 euro, -6% dalla media); Scienze pedagogiche e psicologiche (27.709 euro, -8% dalla media).

Stem investimento certo

I dati si iscrivono in un contesto molto debole per l’Italia. Il rapporto ricorda i risultati dello Education and Training Monitor, che tiene conto dei risultati raggiunti nei diversi paesi europei, che ci fa quattro appunti:

  1. Spesa per l’istruzione tra le più basse d’Europa (3,9% del PIL contro una media europea di 4,7%).
  2. Basso tasso di popolazione laureata tra i 25-34 anni (28,9% contro una media 45,6% secondo dati OCSE). Siamo tra gli ultimi paesi in classifica.
  3. Oltre il 23% degli studenti superiori ha gravi lacune in lettura, matematica e scienze; sebbene il traguardo al 2030 sia fissato ad una incidenza inferiore al 15%.
  4. Oltre il 13% degli studenti tra i 18 e i 24 anni abbandona gli studi sebbene l’obiettivo europeo sia fissato a un massimo del 9%.

Le contraddizioni non mancano: abbiamo la più alta incidenza di ragazzi che non studiano né lavorano, e nonostante il livello di occupazione dei laureati sia più alto in ogni fascia d’età, il 25,8% sul totale degli occupati è costretta a rivedere al ribasso le proprie aspettative e adattarsi a svolgere un mestiere per cui è richiesto un titolo di studio inferiore a quello di cui è in possesso.

Stem: crescono i politecnici

In questo scenario dove le lauree scentifiche Stem hanno un bonus maggiore, dunque, la scelta del percorso di studi è più che mai importante per ragazze, ragazzi e famiglie. Dice il report di JobPricing che “i Politecnici e le università private pagano in media di più delle università pubbliche. In generale, le retribuzioni medie dei laureati nei politecnici sono le più alte (42.719€), seguite da quelle dei laureati nelle università private (41.527€) e pubbliche (39.211€)”. Tra le singole università, le prospettive di stipendi migliori per le persone tra i 25 e 34 anni arrivano da: al primo posto l’Università Commerciale Luigi Bocconi (34.413€ + 14,0% rispetto alla media), segue il Politecnico di Milano (32.891€ 9,0% rispetto alla media), al terzo posto LUISS Libera università internazionale degli studi sociali Guido Carli (32.769€ 5,2% rispetto alla media). Agli ultimi posti l’Università Ca Foscari di Venezia (28.922€ -4,2% rispetto alla media); Università degli Studi di Verona (28.915€ -4,2% rispetto alla media); Università degli Studi di Cagliari (28,706€ -4,9% rispetto alla media).

Se invece si guarda alle prospettive in termini di crescita retributiva (ovvero pecentuale di crescita della RAL da 25-34 anni a 45-54 anni, abbiamo al primo posto l’Università Cattolica del Sacro Cuore (+82,8%), segue LUISS Libera università internazionale degli studi sociali Guido Carli (+74%) e al terzo posto l’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia (+73,9%). Agli ultimi posti l’Università degli Studi di Udine (+50,4%); Università degli Studi di Messina (+50%); Politecnico di Bari (+46,6%).

Un dato sensibile per la programmazione delle famiglie, ogni anno aggiornato dal report, è quello sul tempo che ci vuole per ripagarsi gli studi. Qui bisogna mettere i costi da una parte e dall’altra le prospettive di guadagno. In cima alla classifica troviamo il Politecnico di Milano (13 anni in sede; 16 fuori sede), Politecnico di Torino (13,8 anni in sede; 16,2 furi sede), Università Commerciale Luigi Bocconi (13,9 anni in sede; 16,4 fuori sede). In fondo alla classifica troviamo l’Università degli Studi di Messina (17,6 anni in sede; 19,9 fori sede), l’Università degli Studi di Bari (18,3 anni in sede; 20,7 fuori sede) e l’Università degli Studi di Cagliari (19,3 anni in sede; 21,7 fuori sede).

“Salari laureati italiani nettamente infeiorri a quelli europei”

Anche se “il vantaggio dei laureati italiani è nettamente inferiore a quello dei laureati di altri Paesi, sia in termini occupazionali che salariali”, dice Erica Delugas, responsabile dell’Osservatorio JobPricing, “studiare paga: anche quest’anno lo University Report ha confermato una dinamica ben assodata, soprattutto per coloro che intraprendono dei percorsi Stem, non solo in termini occupazionali ma anche in termini di retribuzioni più altre rispetto ad altri percorsi di studio. Tuttavia, il tempo di ritorno dell’investimento sembra allungarsi: quello che rileviamo all’Osservatorio, grazie allo University Payback Index, è che, sebbene i risultati del ranking dell’indice siano abbastanza stabili nel tempo, in quanto i primi 5 istituti dal 2015 sono stati praticamente i medesimi, il tempo di recupero dell’investimento sa crescendo per alcuni istituti e restringendo per altri, soprattutto per gli studenti fuori sede. Per gli Atenei del Nord si osserva una crescita del tempo medio di recupero dell’investimento, in misura maggiore per i fuorisede. Per gli atenei del Sud, invece, si osserva che in media il tempo sia diminuito. Da una parte questi confronti propongono delle riflessioni sul fatto che, probabilmente, il tempo di recupero delle università del nord stia aumentando a causa del costo della vita; dall’altra la diminuzione dell’indice del sud potrebbe sottendere una sempre maggiore migrazione dei laureati del sud verso il nord, dove in media gli stipendi sono più alti”.

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