Approvata la sospensione degli esami estivi nelle università italiane dalla Commissione di Garanzia degli scioperi: oltre 6.800 docenti hanno aderito all’appello del proffesore del Politecnico di Torino, Carlo Vincenzo Ferrarolo, e del movimento per la Dignità della docenza universitaria. La commissione, però, ha chiesto una modifica sostanziale alle modalità con cui attuare la protesta: i docenti devono garantire – sempre – almeno cinque appelli l’anno. “Con queste modalità lo sciopero rischia di avere un impatto grave sugli studenti”, ha replicato a stretto giro il coordinamento Link, “togliere un appello alla sessione estiva è un problema serio. Potrebbe compromettere il raggiungimento dei crediti necessari per accedere al bando delle borse di studio e ai benefici di welfare studentesco”.
Il primo sciopero dei docenti universitari, nella scorsa sessione autunnale, coinvolse 10.580 professori, di cui più di 5000 aderirono formalmente all’appello, tra ordinari, associati e ricercatori di settantanove università. L’iniziativa spinse il Governo Gentiloni ad approvare una Legge di bilancio che ha consentito ai prof d’ateneo di recuperare buona parte del potere d’acquisto perso nelle stagioni della crisi finanziaria. I docenti non ritengono, però, quell’intervento sufficiente e chiedono che lo sblocco degli scatti d’anzianità venga retrocesso di un anno, ovvero parta dal primo gennaio 2015, e vi sia il riconoscimento giuridico delle stagioni 2011-2014. La seconda tornata di scioperi, tuttavia, si alimenta di due richieste che riguardano l’intero mondo universitario: il movimento per la Dignità della docenza universitaria, guidato da Carlo Vincenzo Ferraro, professore del Politecnico di Torino in pensione, chiede anche 80 milioni per le borse agli studenti meritevoli e un ciclo di concorsi per assegnare cattedre da professore ordinario e associato. “L’università ha bisogno di nuove leve e occorre dare una soluzione forte al precariato”.
Gli studenti non sono stati d’accordo sulle modalità dello sciopero fin dall’inizio, ritenendo leso il diritto allo studio. La Link chiede l’apertura di un confronto con il ministero dell’Istruzione e la Conferenza Stato Regioni per consentire, per esempio, di presentare domanda di borsa di studio con riserva, “in attesa del conseguimento dei requisiti di merito in deroga alla scadenza del 10 agosto”, scrivono in una nota. Inoltre, un appello in più nella sessione autunnale, di fatto, e lo spostamento in avanti della data ultima (10 agosto). Lo stesso concetto può essere applicato alla no tax area: per aver diritto a non pagare le tasse universitarie uno studente deve aver dato un certo numero di esami entro agosto, ma lo sciopero di inizio estate mette in difficoltà anche gli universitari basso-reddito.
L’Unione degli universitari punta il dito contro la mobilitazione: “Pensiamo che la possibilità di sciopero sia un diritto da tutelare, ma non vogliamo che le modalità scelte dividano ancora di più una comunità accademica già messa in ginocchio dalle politiche degli ultimi governi”, afferma la coordinatrice nazionale Elisa Marchetti. Una nuova separazione, questa conflittuale, tra docenti e discenti. “Occorre lottare per un’università pubblica, di qualità, aperta e adeguatamente finanziata, ma è necessario farlo tutti insieme – e conclude – produrre divisioni è controproducente”.
Secondo il Movimento dei docenti un paracadute è già presente nell’ordinanza della commissione di Garanzia degli scioperi: “E’ messo per iscritto che, di fronte ad atenei o dipartimenti che hanno fissato una stagione di appelli uguali o inferiore a cinque, si potrà fare un appello straordinario. La nostra lotta è anche in nome e in favore degli studenti. Le risorse per il diritto allo studio, grazie ai risparmi fatti sui professori, oggi ci sono”.
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