Università: incentivi alla ricerca

Lettera aperta delle Università al governo per porre l’attenzione su ruolo della ricerca.

Presidente Berlusconi, ministro Gelmini, con riferimento al disegno di legge sull’Università in discussione in Parlamento, desideriamo far Loro pervenire, con questa lettera aperta, le considerazioni che seguono.
Riconosciamo pienamente che il ddl è basato su valori di efficienza e di merito, valori fortemente compromessi anche per gravi responsabilità di noi accademici, ma siamo allo stesso tempo convinti che nella sua forma attuale esso non possa imprimere la svolta necessaria, né creare il contesto adeguato per un uso virtuoso dell’autonomia universitaria.
Noi riteniamo che la ricerca debba essere l’obiettivo centrale della riforma. Senza un solido collegamento con la ricerca una buona didattica è impossibile. Riteniamo anche che sia indispensabile un efficiente sistema di incentivi, un complesso di premi e penalizzazioni, legato soprattutto ai risultati della ricerca.
Puntare, come il disegno di legge fa, sul rafforzamento della governance centrale degli atenei, e su innesti esterni nei consigli di amministrazione, significa adottare uno strumento irrilevante, e probabilmente degradante delle istituzioni universitarie. Le rappresentanze esterne, che sanno poco o niente di ricerca e di scienza, e che non partecipano al finanziamento, creano spesso satrapie locali incontrollabili e autoreferenziali. Ciò che è accaduto nella sanità e che sta accadendo in sedi universitarie in cui tali innesti sono stati introdotti in via sperimentale dovrebbe pur mettere in guardia!
Noi riteniamo: (1) che sia necessario in primo luogo recuperare i ritardi nella valutazione della ricerca, su cui deve essere basato il nuovo sistema degli incentivi; (2) che destinatari principali degli incentivi debbano essere le unità base della ricerca, e cioè i dipartimenti, e che la misura degli incentivi debba essere significativa, ben al di sopra delle percentuali fino ad oggi utilizzate e del 3% dedicato alla valutazione delle politiche di reclutamento degli atenei; (3) che i dipartimenti debbano essere potenziati, con una radicale riduzione del potere discrezionale degli organi centrali di governo degli Atenei.
E’ improbabile che stimoli in questa direzione vengano dai consiglieri istituzionali della riforma, la Conferenza dei Rettori o il Cun.
I firmatari della presente si augurano che queste raccomandazioni trovino spazio nella riforma dell’Università su cui il governo sta lavorando. Per quanto riguarda i punti elencati sopra, si dichiarano disponibili, anche in forza dell’esperienza acquisita nella valutazione della ricerca e nella direzione di istituti universitari, a fornire precisazioni ed elaborazioni.
Paola Potestio (Univesità di Roma 3), Luigi Ambrosio (Scuola Normale di Pisa), Vincenzo Balzani (Università di Bologna), Vincenzo Barone (Scuola Normale di Pisa), Franco Brezzi (Istituto di Studi Superiori, Pavia), Cesare Chiosi (Università di Padova), Gaetano Di Chiara (Università di Cagliari), Giovanni Dosi (Scuola Sant’Anna di Pisa), Ele Ferrannini (Università di Pisa), Filippo Frontera (Università di Ferrara), Gabriele Ghisellini e Isabella Gioia (Istituto Nazionale di Astrofisica), Marco Lippi (Università di Roma“LaSapienza”),LauraMaraschi(IstitutoNazionale di Astrofisica), Giorgio Parisi (Università di Roma “La Sapienza”), Franco Peracchi (Università di Roma “Tor Vergata”), Aldo Rustichini (University of Minnesota),

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