Atenei italiani accoglieranno accademici dissidenti russi: “Non bisogna disperdere il loro sapere”

L’iniziativa del ministero guidato da Maria Cristina Messa, voluta dal premier Draghi, che ha creato un apposito indirizzo mail e stanziato un milione di euro

Non solo accademici ucraini in fuga dalla guerra: da qualche giorno l’Università italiana ha aperto le porte anche ai colleghi russi dissidenti col regime di Vladimir Putin. Dal 29 marzo, infatti, è attiva una mail – [email protected] – creata dal ministero dell’Università dedicata proprio agli studiosi russi: una richiesta che nasceva dal presidente del Consiglio Mario Draghi a cui la ministra Maria Cristina Messa ha dato seguito. La casella di posta è a disposizione anche dei soggetti ucraini: “A Bari ad esempio ci sono già dieci visiting professor ucraini pronti ad insegnare, e credo che in Italia, in tutto, i docenti ucraini con questo saranno meno di una cinquantina”, ha spiegato la ministra Messa.

L’indirizzo mail per i prof russi

Ad oggi, secondo fonti ministeriali, l’indirizzo mail è stato usato da pochi professori e scienziati di Mosca ma la speranza è che nelle prossime settimane siano di più. Dal ministero spiegano a La Stampa che queste mail “saranno integrate con quelle che hanno gestito direttamente i vari Atenei, enti e istituzioni di Alta Formazione” e che riguardano non solo russi ma anche ucraini. In più, c’è un fondo di un milione di euro che è stato stanziato – in principio era di 500 mila euro – proprio a sostegno dell’ospitalità. Nello specifico, il fondo andrà a finanziare “incarichi di Visiting Professor e Research Fellowship; borse di studio e altre forme di ospitalità avviate nell’autonomia delle singole Istituzioni accademiche, con il coinvolgimento degli enti locali e del terzo settore”.

La lettera degli accademici russi

Iniziative che arrivano a conclusione di settimane molto vivaci nel mondo accademico italiano, in cui si è incessantemente discusso dell’opportunità di accogliere professori e ricercatori russi nelle università italiane. Soprattutto dopo che alcuni accademici russi hanno sottoscritto – lo scorso 26 febbraio, quindi due giorni dopo l’invasione russa in Ucraina – una lettera, poi prontamente censurata dal regime di Putin. “Dichiariamo la nostra ferma opposizione alle azioni di guerra del governo russo contro il popolo ucraino sul territorio del loro paese. Questo passo fatale porta a enormi perdite umane e mina le basi del sistema di sicurezza internazionale. La responsabilità di una nuova guerra in Europa è interamente della Russia”, si legge nel testo rimasto disponibile come pdf e fatto girare nella comunità accademica internazionale. “È assolutamente chiaro – hanno scritto i luminari – che l’Ucraina non rappresenta una minaccia per la sicurezza della Russia e i tentativi di usare la situazione nel Donbass come pretesto per lanciare un’operazione militare sono totalmente artificiali. La guerra contro l’Ucraina è ingiusta e, francamente, non ha senso. L’Ucraina è sempre stata e sempre sarà un paese che ci è vicino. Molti di noi hanno parenti, nonni e colleghi che vivono lì. I nostri nonni e bisnonni hanno combattuto insieme contro il nazismo, e scatenare una guerra che giova le ambizioni geopolitiche del leader del governo russo, guidato da dubbie fantasie storiche, è un cinico tradimento della loro memoria”.

L’accoglienza degli studenti ucraini in Italia

Intanto, il ministero dell’Istruzione ha comunicato che negli istituti italiani dall’inizio della guerra in Ucraina sono stati accolti 10.064 ragazzi ucraini accolti. Di questi 1.930 sono stati accolti nella scuola dell’infanzia, 4.876 nella scuola elementare, 2.467 nella secondaria di primo grado, 791 alle scuole superiori.

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