Portate o riportate alla luce trenta salme mummificate di epoca egizi, e alcune precolombine, dimenticate negli scantinati dell’Università di Torino. Precisamente nel palazzo San Giovanni Vecchio che ospita i reperti del museo di Antropologia ed Etnografia.
Un ritrovamenteo, come riporta Repubblica.it, non frutto di scavi tra le sabbie del Nilo, bensì di un’ispezione della soprintendenza. Il gruppo di lavoro, infatti, si è imbattuto nei reperti durante la visita alla sede del museo nel progretto di esaminazione dei reperti egizi del Piemonte. Le mummie, mal conservate, erano dagli anni Sessanta in cima ad alcuni armadi: una di loro era addirittura nella stessa cassa con cui gli archeologi italiani le avevano fatto attraversare il Mediterraneo.
Nello scorso autunno una parte delle mummie è stata trasferita al Centro Restauro della Venaria Reale per una pulizia in vista della futura esposizione in collaborazione con il museo Egizio, ma è la loro scoperta ad avere dell’incredibile: “Sono emerse durante una ispezione nei depositi dove erano alloggiate — racconta Enrico Pasini, professore e presidente del Sistema museale di Unito — Si trovano in una condizione precaria, per questo abbiamo creato un progetto di ricovero in un locale adeguato e affidato la pulitura al centro di Venaria in collaborazione con Cinzia Oliva”.
Il materiale era stato raccolto personalmente tra gli anni Venti e Trenta dall’antropologo, Giovanni Marro, allievo di Cesare Lombroso, che prese parte agli scavi della Mai, la Missione Archeologica Italiana che portò avanti le spedizioni di Ernesto Schiaparelli. “Tra tutte le campagne di scavo straniere in suolo egiziano, questa fu l’unica ad unire allo scopo prettamente archeologico anche quello antropologico — si leggeva nella presentazione che però non comprendeva le mummie ritrovate — Il materiale proviene principalmente dalla necropoli dinastica di Assiut e da quella predinastica e dinastica di Gebelen, nell’Alto Egitto, ed è stato cronologicamente identificato e classificato dalla VI alla XI dinastia”.
Tra le mummie del mistero, però, una risalirebbe addirittura al neolitico egiziano: “Si tratta di una delle mummie più antiche presenti in Europa — spiega Rosa Boano, ricercatrice in Antropologia e responsabile del progetto sulle mummie ritrovate — La nostra è una collezione importante sia per quanto riguarda gli spunti di ricerca, sia per la futura esposizione al museo”.
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