Un sistema di valutazione perverso, che può portare all’annientamento della ricerca: questo l’allarme lanciato da Salvatore Settis contro l’eccesso di standardizzazione e di anonimato imposto alla ricerca scientifica dagli imperanti modelli di misurazione.
“Un professore si giudica dai risultati, da come fa lezione agli allievi. Nel caso di un professore universitario c’è la ricerca. Che poi viene spesso valutata male”, attacca l’ex direttore del Consiglio Superiore dei Beni Culturali in un’intervista rilasciata a Linkiesta.
“L’Anvur valuta gli articoli senza leggerli – spiega Settis – Se esce in una cosiddetta rivista di serie A viene valutato bene, se no niente. E’ una sciocchezza: molti ottimi articoli specialistici escono in riviste di serie B o di serie C. Questo è un modo di ragionare che può uccidere la ricerca universitaria”.
E sull’introduzione di metodi di valutazione quantitativa sempre più stringenti, in primis sulla necessità di contare con precisione il monte ore necessario a preparare una lezione o quello utile agli studenti per apprendere una disciplina, Salvatore Settis afferma: “Nessuno lo può conteggiare. Ma si rende conto che col sistema assurdo dei crediti formativi all’università (CFU) si pretende di conteggiare il tempo che ci vuole a imparare un certo libro? Magari un libro di cento pagine io lo posso imparare in due ore e lei in mezz’ora. Abbiamo un sistema di valutazione che mortifica la diversità tra gli esseri umani. Valutare in base alle ore presunte è una solenne sciocchezza. Questa è la vera perversione che sta facendo danni enormi, e ne farà sempre di più”.
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