Autonomia, merito e professionalità. La Gelmini torna a parlare della riforma ai microfoni di Radio24, sottolineando i punti deboli di un sistema universitario che necessita di cambiamenti. E la sua “diagnosi” inizia proprio dalla lettera A, l’autonomia abusata.
“Nel sistema universitario – ha detto il ministro dell’Istruzione e dell’Università – c’è un’autonomia malata, perché non si coniuga con la responsabilità. Oggi autonomia vuol dire che ciascuno fa un po’ quello che vuole, non risponde dei risultati, che siano buoni o cattivi, e si limita a chiedere più soldi nel fondo di finanziamento statale. Questa situazione ha portato a una difficoltà strutturale sul piano economico delle università”.
Cambiamenti in vista anche nel settore della docenza. “Se un’università selezionerà bene il proprio corpo docente avrà maggiori risorse, se cederà alle raccomandazioni e a un appiattimento verso il basso della professionalità dei docenti, ne avrà meno. Le risorse non saranno più date a pioggia, ma sulla base della qualità dei risultati raggiunti dagli atenei”.
Intanto la Gelmini non nasconde apprezzamenti verso “un altro elemento di pregio del ddl”, quello contro le baronie. “Oggi – ha detto il ministro – ci sono rettori che restano in carica più di 20 anni: un tempo infinito. Il ddl pone un limite di otto anni dopo i quali ci deve essere un cambio”.
“Con il ddl sulla riforma universitaria – ha aggiunto – proponiamo di coniugare l’autonomia, che va rispettata, con la responsabilità e con la trasparenza nell’utilizzo delle risorse”. Secondo il ministro, il denaro pubblico deve essere “speso in maniera opportuna, le università devono avere una gestione trasparente, ciascuno deve rispondere dei risultati e i bilanci devono essere formulati non facendo il passo più lungo della gamba, ma valutando risorse e scegliendo priorità”.
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