Riceviamo e pubblichiamo la lettera di uno dei rappresentanti degli studenti della facoltà di Lettere dell’università Tor Vergata di Roma. Partendo dal caso Morucci, si denuncia un clima di chiusura vero “il diverso” all’interno delle università romane.
Egregio direttore,
le scrivo in qualità di rappresentante degli studenti presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’ateneo di Tor Vergata.
In teoria, come tutte le università, un luogo libero.
Succede che l’ex Br Valerio Morucci viene a parlare a Casapound, sede, tra l’altro, del Blocco Studentesco. Parla da ‘nemico’, davanti a cinquecento persone, parla liberamente, chiede che a tutti venga concessa la libertà di esprimersi, che a nessuna persona venga tolta la parola a causa delle proprie idee.
Prima gli era stato negato di parlare alla Sapienza.
Poco tempo dopo, a scrittori di destra e di sinistra, ad esponenti delle istituzioni e a rappresentanti degli studenti, è stato vietato un convegno sul ’68, a Tor Vergata.
Calò il sipario anche sull’analoga iniziativa proposta a Roma Tre.
C’è un comune denominatore: chi organizza è il Blocco Studentesco.
Presidi e rettori – gendarmi della memoria, scriverebbe Pansa – impediscono ogni confronto da chi proviene da un’altra cultura.
Razzismo ideologico, ha detto ieri Valerio Morucci, ex brigatista rosso davanti ad un pubblico essenzialmente ‘di destra’.
Idiozia totale, ha rincarato la dose Giampiero Mughini, anch’egli a Casapound, per ricordare che esistono luoghi liberi di confronto, e luoghi ricchi di democrazia ‘a parole’.
Ho organizzato una raccolta firme presso la mia facoltà.
Centinaia di studenti soffrono il malfunzionamento di alcuni servizi, ho cercato di dare loro voce.
Centinaia di studenti hanno firmato.
Non c’era alcun simbolo politico, nessun cappello ideologico.
Fin quando altri gendarmi della memoria (collettivi universitari e centri sociali), più giovani ma mossi dalle stesse mani di cui sopra, hanno deciso di cacciarci via. Con minacce, insulti, spintoni.
Via perchè con me, altri venti studenti del Blocco Studentesco, sostenevano l’iniziativa.
L’odio politico a prescindere.
Il silenzio di un preside, che ha permesso tutto questo. Garante di pochi.
Andatelo a dire a quegli studenti, che hanno sottoscritto un’iniziativa per migliorare la propria facoltà, che chi ciancia di democrazia e si ammanta di libertà si permette di tappare la bocca a chi non la pensa come lui.
Non c’è nulla di libero in queste università.
Siamo tutti ostaggi dell’odio.
Non cadremo nella trappola, non risponderemo con la stessa moneta.
Ma che almeno si sappia cosa succede, nel luogo libero per eccellenza: le libere università romane,
Massimiliano Macera
Consigliere di Facoltà
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