I sei scienziati italiani più influenti al mondo – Sono 6 gli scienziati italiani che lavorano nel nostro Paese inseriti nella lista dei 400 ricercatori più citati al mondo. La classifica, stilata da un gruppo di studiosi americani coordinato da John Ioannidis, professore di medicina e direttore del Prevention Research Center della Stanford University School of Medicine, è stato pubblicato sullo European Journal of Clinical Investigation.
Il primo italiano in graduatoria è Alberto Mantovani, direttore scientifico dell’Irccs Humanitas di Rozzano e docente dell’università degli Studi di Milano. Insieme al prof. Mantovani, si piazzano in lista altri cinque ricercatori italiani che hanno deciso di non espatriare e condurre le loro ricerche nel Bel Paese: Antonio Colombo (Università Vita-Salute San Raffaele di Milano), Giuseppe Remuzzi (Istituto Mario Negri di Bergamo), Giuseppe Mancia (Università di Milano Bicocca), Vincenzo Di Marzo (Cnr di Pozzuoli), e Alberto Zanchetti (Università degli Studi di Milano).
Innovativo il metodo utilizzato per stabilire il grado di influenza dei ricercatori: il gruppo di Ioannidis hanno usato il database Scopus, che contiene i dati di oltre 15 milioni di autori di articoli scientifici. Per ogni scienziato è stato calcolato il numero di articoli pubblicati dal 1996 al 2011 e il numero di volte in cui questi articoli sono stati citati.
I dati così ottenuti sono stati usati per calcolare il relativo “h-index”, che viene usato per quantificare la prolificità del lavoro degli scienziati. Normalizzati i risultati, gli studiosi sono riusciti a ottenere una lista finale di 400 nominativi ordinati secondo il numero totale delle citazioni e l’h-index relativo a ciascun autore.
Un ottimo risultato per i ricercatori italiani, presenti, oltre che con i sei scienziati già citati, con altre persolanità operanti, però, al di fuori del nostro Paese come: Carlo Croce (Università dell’Ohio) e Napoleone Ferrara (Genentech Incorporated). Punto negativo, invece, per quanto riguarda le capacità di attrazione dell’Italia nei confronti di studiosi stranieri: nessuno dei 400 citati, italiani esclusi, svolge le sue ricerche nel Bel Paese.





