Un grido d’aiuto lanciato in coro dai docenti del Policlinico Umberto I di Roma. La pazienza ha un limite, sembra questo il sottotesto della lettera che l’Associazione docenti universitari azienda policlinico (Aduap) ha inviato al capo dello Stato, al presidente del Consiglio dei ministri, ai deputati e senatori, al rettore dell’università Sapienza, al preside della facoltà di medicina, alla cittadinanza e alla stampa.
L’invito è ad “intervenire con tutta la loro autorevolezza e potere per un immediato e radicale cambiamento del policlinico, di nuovo sui giornali e indagato per l’ennesima volta dalla magistratura penale. Al di là degli elementi contingenti che francamente hanno poco a che vedere con l’attività medico-scientifica di questa struttura – sostiene l’Associazione – rimane il fatto che, come ha scritto un giornalista, il policlinico è di nuovo sotto indagine. Tutto questo aumenta il disagio di chi opera in questo ospedale ed ha a che fare con la quotidiana sofferenza di una struttura nella quale mancano di volta in volta gli stampati per le risposte degli esami, i farmaci, i reagenti chimici, le siringhe, il cotone idrofilo e perfino la carta igienica, alla quale spesso devono provvedere i pazienti ricoverati”.
Naturalmente poi, i docenti si chiedono a chi sia da attribuire la responsabilità di questo degrado. “Probabilmente la prima responsabilità va identificata in un provvedimento di legge preso alla fine degli anni ’90 – continua l’Aduap – con il quale la gestione del policlinico è stata tolta all’Università e affidata alla Regione con la pomposa dizione di ‘Azienda policlinicò. Da allora, con una girandola di direttori generali e di commissari straordinari, è iniziato un degrado che è davanti agli occhi di tutti, come ha giustamente detto il rettore della Sapienza, Luigi Frati”.
Secondo l’Aduap, le aspettative di un possibile recupero iniziate quattro anni fa “sono state anche questa volta disattese, quindi di fronte a un generale malcontento e a una profonda delusione è necessario un vero e radicale cambiamento”. Un po’ i docenti se la prendono con la Regione Lazio e il governatore: “in primo luogo la Regione e il presidente Marrazzo, che non può continuare a considerare l’Umberto I una struttura in ineluttabile disfacimento da trattare con ostilità. La sanità regionale, infatti, da sempre ha sottratto fondi alle strutture pubbliche per finanziare le private che nel Lazio sono già ben oltre quelle di altre regioni, quali la Lombardia”.
Infine l’Associazione si rivolge ai ministeri dell’Università e della Salute, “che di fatto hanno abbandonato nelle mani della politica regionale una delle principali sedi nazionali di cura e di formazione dei medici e degli specialisti”.
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