Un dato epocale con il quale bisogna fare i conti, un problema complesso che chiama alla corresponsabilità la comunità internazionale. “Esiste ancora oggi un lavoro decente?”, si chiede Benedetto XVI nella sua Enciclica “Caritas in veritate”. Oggi sono in molti ad averne perso la speranza.
“Un lavoro che in ogni società – afferma il Santo Padre – sia l’espressione della dignità essenziale di ogni uomo e di ogni donna: un lavoro scelto liberamente, che associ efficacemente i lavoratori, uomini e donne, allo sviluppo della loro comunità; un lavoro che, in questo modo, permetta ai lavoratori di essere rispettati al di fuori di ogni discriminazione”.
E ancora “un lavoro che consenta di soddisfare le necessità delle famiglie e di scolarizzare i figli, senza che questi siano costretti essi stessi a lavorare; un lavoro che permetta ai lavoratori di organizzarsi liberamente e di far sentire la loro voce; un lavoro che lasci uno spazio sufficiente per ritrovare le proprie radici a livello personale, familiare e spirituale; un lavoro che assicuri ai lavoratori giunti alla pensione una condizione dignitosa”.
Nella sua enciclica “Caritas in veritate”, il Pontefice scrive che “quando l’incertezza circa le condizioni di lavoro, in conseguenza dei processi di mobilità e di deregolamentazione, diviene endemica, si creano forme di instabilità psicologica, di difficoltà a costruire propri percorsi coerenti nell’esistenza, compreso anche quello verso il matrimonio. Conseguenza di ciò, spiega, “è il formarsi di situazioni di degrado umano, oltre che di spreco sociale”, mentre “l’estromissione dal lavoro per lungo tempo, oppure la dipendenza prolungata dall’assistenza pubblica o privata, minano la libertà e la creatività della persona e i suoi rapporti familiari e sociali con forti sofferenze sul piano psicologico e spirituale”.
“Il tema della precarietà nel mondo del lavoro, che inizialmente ha avuto anche aspetti positivi, – sottolinea Ratzinger – si è trasformata in un fenomeno che provoca forme di degrado umano e di spreco sociale. La mobilità lavorativa, associata alla deregolamentazione generalizzata – afferma il Papa – è stata un fenomeno importante, non privo di aspetti positivi perché capace di stimolare la produzione di nuova ricchezza e lo scambio tra culture diverse”.
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