Un Paese che arranca dietro agli altri. Che in tema di istruzione superiore non riesce a schiodarsi dagli ultimi posti delle classifiche. È questo il ritratto dell’Italia stilato dall’Eurostat, l’ufficio statistico della Commissione europea. Secondo i dati dell’ultimo rapporto, infatti, il nostro Paese è decisamente sotto la media europea per numero di laureati.
Se l’Europa viaggia sul 30% di laureati nella fascia di età tra 25 e 34 anni, l’Italia si attesta appena al 19%, con una media di poco superiore agli ultimi posti della classifica dell’Europa a 27 (Slovacchia, Romania e Repubblica Ceca). Passando ad una fascia d’età più alta (tra 35 e 44 anni), la media dell’Italia scende a 14% contro una media europea che si attesta al 25%.
Insomma, anche se la frase più diffusa, almeno tra zie e prozie, è che ormai la laurea ce l’hanno tutti, i dati parlano di una realtà distante da quella percepita. In Paesi come Francia, Spagna, Danimarca, Svezia e Regno Unito, la percentuale di laureati nella fascia di età tra i 25 e i 34 anni arriva al 40%. Ma non è solo questo il dato che colpisce. È soprattutto l’incapacità dell’Italia di far funzionare l’“ascensore sociale”. Ovvero: la probabilità di conseguire i più alti livelli di istruzione da noi è ancora fortemente legata alle condizioni della famiglia di provenienza. Tra i laureati della fascia di età tra i 25 e i 34 anni, solo il 9% proviene da famiglie a “basso livello di formazione”. Un dato che ci colloca al livello di Polonia e Lettonia .
Fanalino di coda anche per la capacità di attrazione di studenti stranieri: nel 2006 solo il 2,4% degli iscritti in atenei italiani apparteneva ad un’altra nazione, contro il il 18,3% registrato dalla Gran Bretagna.
Dati che rendono bene l’idea della difficile situazione in cui versa il sistema dell’istruzione in Italia. Confermati anche dall’analisi presentata durante il convegno “Dalla crisi di fiducia alla fiducia nel futuro”, tenutosi martedì 12 maggio durante il Forum Internazionale dei Giovani.
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