La teoria della relatività compie 100 anni. Era il 25 novembre 1915 quando un allora giovane Albert Einstein si presentava all’Accademia prussiana delle Scienze e introduceva la teoria che ha rivoluzionato il mondo della fisica e più in generale della scienza contemporanea.
All’epoca, Einstein era alle prese con un problema irrisolto da 150 anni: la variazione nel punto di massimo avvicinamento al sole del pianeta Mercurio che, ogni anno, avveniva con uno scarto impossibile da spiegare con le teorie scientifiche allora disponibili. In questo contesto lo scienziato di origine tedesca introdusse in concetto di relatività del tempo e dello spazio.
Dopo 100 anni, la teoria di Einstein, che essenzialmente tratta dell’azione della forza di gravità, è ancora estremamente valida anche se i misteri legati alle forze che dominano l’universo sono ben lungi dall’essere svelati: “Einstein è scomparso, la Relatività è in ottima salute e ci servirebbe un altro Einstein – spiega il direttore dell’Istituto nazionale di Fisica Nucleare, Fernando Ferroni – Sembra strano, eppure, nonostante i fisici in circolazione (l’80-90% cento di tutti quelli esistiti nella storia), siamo andati a sbattere contro un muro, scientificamente parlando”.
“Einstein, lo ricordo, non ha risolto le sue equazioni partendo da dati sperimentali – continua il professor Ferroni intervistato da La Stampa – La Relatività l’ha risolta pensandola. E confido in questa risorsa – il pensiero – per scavare nell’apparente dicotomia tra Relatività e meccanica quantistica. Una questione di cui, d’altra parte, lo stesso Einstein non è venuto a capo. La verità è che dalla sua epoca a oggi non abbiamo fatto nessun significativo progresso: siamo di fronte a un problema concettuale. Siamo, in poche parole, alla filosofia della scienza”.
Insomma, la teoria di Einstein compie 100 anni, ma la strada per i fisici di tutto il mondo non è mai stata “relativamente” così aperta.
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