Giorni di stress per molti studenti in questi scampoli d’estate. I corsi di preparazione si affollano in vista dei test d’ingresso alle facoltà universitarie e nelle librerie si sono assottigliate da tempo le scorte di volumi per esercitarsi. Insomma, d’estate il quiz imperversa e barrare la risposta giusta può essere un problema, perché da una fatidica crocetta dipende la scelta di una vita.
“Per gli studenti – sostiene Tonino Cantelmi, docente di psicologia all’Università Gregoriana di Roma – è più preoccupante affrontare il nuovo esame di ammissione all’università, perché non sono abituati allo stress. Il nostro sistema scolastico non è competitivo come in altri paesi. In Giappone, il primo test di ammissione si fa all’asilo. In Italia, la competizione manca fino alle superiori. Poi, però, accelera improvvisamente con i test di ingresso all’università”.
L’aspetto ansiogeno è dovuto a un complesso di cause che non si esauriscono nella scarsa familiarità ai quiz. Secondo Cantelmi, che ha a che fare con molti studenti, “c’è una grande sfiducia nei confronti di test inaffidabili o truccati come quelli dell’anno scorso. La facoltà più ambita e più ansiogena resta, senza dubbio, medicina”.
Di fronte all’ansia, l’esperto propone l’unica ricetta possibile: “Bisogna saper accettare anche un insuccesso. Se la prova diventa un modo per autovalutarsi, l’ansia diventa inaccettabile”. Gli studenti che sperano di migliorare ‘artificialmente’ le proprie prestazioni, si disilludano: “Non esiste nulla che migliori il rendimento personale. Assicura il professore: basta una vita sana e regolare. Non servono bibitoni energetici o miracolose pastiglie per la memoria”. Lo stress può anche essere positivo, conclude Cantelmi, se è provocato da eventi positivi. Prendere voti alti, quindi, è uno stress positivo, ma è pur sempre uno stress.
Manuel Massimo
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