Il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara dal palco del Meeting di Rimini è chiaro: “La mia visione di scuola non è quella di Gentile, una scuola paramidale dove il liceo classico è al primo posto. Tutti devono avere pari dignità”. E parla di autonomia scolastica: “Sono due i livelli di innovazione nella scuola: quella tecnologica e quella spontanea. Quando vado nelle scuole trovo una grande passione e una narrazione. Credo che questa straordinaria passione all’interno del nostro sistema scolastico debba essere incoraggiato, liberato da vincoli. La scuola è la mente della società. Valorizziamo innanzitutto l’autonomia delle scuole”.
Docenti tutor e orientatori
“Poi tutti i progetti nuovi può essere supportata, aiutata. Ci sono testimonianze straniere e mettere a disposizione alle buone pratiche. Pensiamo alle materie Stem, alle linee guida, all’idea che si parta dalla realtà per arrivare all’astrazione, o la didattica laboratoriale“, prosegue Valditara. “La figura del docente tutor va verso la personalizzazione dell’apprendimento, questo senso”, aggiunge il Minsitro, che spiega: “Sostanzialmente non ci sarà il tutor che coordina la personalizzazione della formazione ma ci sono gli latri insegnanti disciplinari, che saranno pagati per attività extra curriuculari. Ecco, tutti svolgeranno quel rapporto individualizzato con lo studente“. “La didattica digitale sarà flessibile e collaborativa e quindi si rovescierà uno schema in parte superato. Scuola Futura, ben 8500 percorsi di formazione sulla innovazione didattica, insomma, tanti stimoli, linee guida e la necessità di valorizzare i docenti e i dirigenti scolastici“, aggiunge.
“Stiamo ragionando con qualche regione l’idea di mettere a disposizione degli appartamenti, una sorta di piano casa per i docenti del Sud che si trasferire al Nord. Serve una politica intelligente – ha continuato il ministro dal palco di Rimini -. Bisogna ridare autorevolezza ai docenti e a tutto il personale della scuola. Dobbiamo partire da qui”. E poi ancora: “Non c’è solo il tema economico, anche se abbiamo subito spostato i famosi 300 milioni per pagare i docenti. Così come abbiamo trovato altre risorse il personale ATA e i dirigenti scolastici. Ma soprattutto c’è l’idea di ridare dignità nella società italiana“, dice Valditara.
Scuole paritarie potranno partecipare ai fondi Pon
“La legge Berlinguer definisce un sistema pubblico di scuola. Però sino ad oggi noi non abbiamo visto considerare veramente parte di un unico sistema le scuole paritarie – afferma il ministro dell’Istruzione e del Merito -. Allora credo che i passi che questo governo ha compiuto in questi mesi vadano per la prima volta in una direzione fortemente innovativa. Non tanto per le risorse ma per alcuni passaggi rivoluzionari come il fatto che i docenti delle scuole paritarie per abilitarsi non devono andare in quelle statali e questo li rendere equiparabili. Questo ha consentito di far si che per tre anni i requisiti delle scuole paritarie siano esistenti e non debbano chiudere”.
Dal lato economico il ministro ha ricordato come “la contrattazione serrata con la Commissione Europea” abbia portato a nuove possibilità per le scuole paritarie non commerciali. “Molte di esse potranno partecipare alla distribuzione, entro15 settembre, di 450 milioni di euro digitali, inoltre potranno partecipare ai progetti di 450 milioni di euro per quelle linguistiche, 600 milioni di euro per le Stem, potranno aderire al fondo Erasmus Plus. Inoltre novità assoluta siamo riusciti a consentire alle scuole paritarie di poter partecipare ai fondi Pon, per i laboratori e aule innovative, che con i loro 3,8 miliardi rappresentano un importante investimenti in Europa”.
E poi parla della legge di Bilancio: “Bisogna conoscere alla scuola paritari una piena dignità rispetto la scuola statale. Ne ho anche parlato con Giorgetti riguardo la finanziaria io credo che dobbiamo pensare ad un percorso in cui ogni anno si ottenga qualcosa. Un discorso straordinario rispetto il passato e abbiamo iniziato a mettere le pietre per lastricare la strada”.
Didattica digitale e istruzione tecnico-professionale
“Questi due miliardi e duecento milioni di euro non significano solo l’acquisto di lavagne elettorniche ecc, che spesso già ci sono, ma di offrire nuove opportunità di didattica con l’intelligenza artificiale, che però deve essere governata. Ciò che è davvero interessante secondo me nel Pnrr sono le sei riforme che in qualche modo ci obbliga a fare. E devo dire che su una di queste purtroppo quello che si è fatto con il passato governo sull’istruzione tecnico-professionale non è adeguato e sufficiente. Ho ritenuto opportuno immaginare una grande riforma dell’Istruzione Tecnico-Profesisonale che è una grande sfida per i giovani e per il mondo del lavoro”.
“Quando leggo i dati, ad esempio Unioncamere, che non si trovano posti di lavoro per un milione di persone, quando parlo con le altre associazioni che mi dicono che avrebbero i posti di lavoro per i giovani ma non c’è un’offerta adeguata. Quindi dobbiamo ad esempio avere il coraggio di costruire un percorso di filiera 4+2, collegnado un’istruzione tecnica con il biennio degli Its. Consentire ai manager e agli imprenditori di insegnare all’interno delle scuole che daranno questo tipo di formazione. La mia idea fa parte di una visione più ampia di un’istruzione tecnico-professionale che sia un canale di formazione di serie A e no un canale di risulta. Perchè non fare un liceo agrario o alberghiero? L’intelligenza pratica e quella teorica hanno pari dignità”.
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