Uccise la mamma insegnante, respinta la perizia psichiatrica

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La Corte d’Assise di Taranto ha rigettato la richiesta di perizia psichiatrica avanzata dai legali di Salvatore Dettori, ex sottufficiale della Marina Militare di 46 anni, imputato per l’omicidio della madre, Silvana La Rocca, 73 anni, ex insegnante, avvenuto il 14 novembre 2024 nel cortile della villetta di famiglia a Marina di Leporano, in provincia di Taranto.

Il delitto aveva scosso l’opinione pubblica per la sua estrema crudeltà: dopo aver colpito la donna con numerose coltellate, Dettori avrebbe asportato il cuore della madre. Una violenza inaudita, al centro delle indagini coordinate dalla Procura e ora oggetto del processo.

I difensori dell’imputato, Francesco D’Errico ed Emanuele Catapano, avevano richiesto una perizia psichiatrica, supportata da una documentazione medica che attestava un disturbo dell’umore. Tuttavia, secondo i giudici, la richiesta è stata presentata tardivamente e, in ogni caso, il disturbo indicato non rientra tra le patologie psichiatriche tali da incidere sulla capacità di intendere e volere al momento del fatto.

Le indagini hanno fatto emergere un quadro complesso e segnato da rapporti familiari deteriorati: da tempo tra madre e figlio esistevano forti tensioni, legate in particolare alla difficile situazione economica dell’imputato. Dettori, secondo quanto riferito agli investigatori, si sentiva rifiutato dalla madre, che gli aveva negato l’ospitalità nella villetta condivisa con l’altro figlio, residente in Francia.

Nel corso degli interrogatori, Dettori ha fornito versioni contrastanti e in alcuni casi inverosimili. In una delle sue dichiarazioni più sconcertanti, avrebbe sostenuto di aver ucciso la madre perché, “influenzata da altre persone”, lo costringeva a mangiare carne umana. Ha inoltre raccontato di essere perseguitato da una fissa idea legata alla presenza di “vampiri”.

Stando alla sua confessione, Dettori avrebbe inizialmente colpito la madre con un oggetto contundente alla nuca; non riuscendo a ucciderla con quel primo colpo, l’avrebbe poi accoltellata alla gola, all’addome e infine al torace, aprendo il corpo per estrarne il cuore. Dopo l’omicidio, sarebbe rimasto accanto alla madre, “vegliandola fino al momento del suo ultimo respiro”.

Nel procedimento si sono costituite parti civili le tre sorelle, il fratello e il figlio minore della vittima, tramite gli avvocati Nicola Petrini e Rosaria Bova. I familiari chiedono complessivamente un risarcimento di un milione e centomila euro per il danno morale subito.

Con la perizia respinta, il processo prosegue puntando a chiarire se l’imputato fosse pienamente lucido al momento dell’omicidio. Un processo delicato, che dovrà fare luce non solo sulle responsabilità di Dettori, ma anche sulle sue condizioni mentali e sul contesto familiare che ha preceduto la tragedia.

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