Alcuni aspettavano tranquillamente il momento di entrare, altri continuavano a sfogliare i manuali per memorizzare le ultime nozioni e molti cercavano l’ultimo conforto dai genitori lì ad accompagnarli come al primo giorno di scuola. È la scena che questa mattina ha riguardato tutte le facoltà di Medicina delle università statali dove si è svolto il test d’ingresso.
I posti disponibili sono stabiliti dal ministero e sono sempre troppo pochi rispetto agli aspiranti camici bianchi. Alla Statale di Milano oggi si sono presentati duemila candidati per 300 posti, a Bari 2500 candidati per 333, mentre ad Ancona oltre 1000 per 140 posti. Ed è così che si instaura una vera e propria lotta all’iscrizione da accaparrarsi. Costi quel che costi. Perché in certi casi chi vuoi che basi ai mezzi pur di raggiungere il fine.
Negli anni quindi sono nate vere e proprie organizzazioni per aggirare le difficoltà dei test, con messaggeri che la mattina della prova facevano la spola dalle aule ai centri di smistamento delle risposte corrette; con sistemi di collegamenti telefonici da veri detective e con l’aiuto in aula di professionisti parenti che si prestavano a tornare per un giorno sui banchi con lo scopo di tirar fuori qualche crocetta giusta.
È andata bene per un po’ fino a quando l’anno scorso la Guardia di Finanza ha smascherato un sistema illegale (nel quale sarebbero coinvolti docenti, genitori e studenti) che le trovava tutte pur di aiutare illegalmente gli aspiranti medici a superare il test. L’epicentro del sistema è stato trovato a Bari, ma le illegalità, (collegate allo stesso sistema) sono state riscontrate anche a Foggia, Pescara e Ancona.
Per questo quest’anno le misure di sicurezza sono state eccezionali. A Bari i plichi contenenti i quesiti, giunti da Bologna, sono stati custoditi nella questura di Bari e sono stati portati poco fa nelle aule delle prove da agenti di polizia. I candidati che si sottopongono ai test sono stati fatti passare sotto i metal detector, per evitare che s’introducessero nelle aule (schermate) telefoni cellulari o altri strumenti di comunicazione. Ma i candidati dell’ateneo pugliese hanno trovato una sorpresa: tra di loro c’erano anche alcuni indagati per la presunta truffa ai test dello scorso anno. “Può sembrare strano, non piacevole, sicuramente anche per noi è un elemento di disturbo rispetto agli sforzi che stiamo dando – ha spiegato il prorettore dell’Università di Bari, Augusto Garuccio – ma non c’è nessuna norma, nessuna legge, che impedisca alle persone indagate di partecipare ad altre selezioni. Posso soltanto dire – ha aggiunto – che se queste persone, alla fine del processo, dovessero risultare colpevoli prenderemo nei loro confronti delle decisioni, nel caso dovessero divenire nostri studenti”.
Anche ad Ancona ci sono state misure di sicurezza straordinarie: i padiglioni in cui si svolgeva la prova erano blindati, era assolutamente vietato l’ingresso ai giornalisti, ai fotografi e a tutti gli esterni. Si accedeva solo mostrando il tesserino universitario o un documento che attestasse la partecipazione al test. I giovani sono stati suddivisi nelle aule prima in base all’anno di nascita, poi in ordine alfabetico e, all’ingresso, è stato fatto firmare loro un foglio per dichiarare l’eventuale possesso di cellulari o altri strumenti elettronici, che non potevano essere portati in aula.
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