Archiviata la maturità, per decine di migliaia di aspiranti matricole si aprono alcune settimane di riposo. Ma neppure molto, visto che agli inizi di settembre si svolgeranno le prove nazionali di selezione per l’accesso ai corsi di laurea in Medicina e Odontoiatria, Architettura e Veterinaria.
Chi ha scelto di intraprendere questa strada hanno già avuto un piccolo prologo con la fase di iscrizione ai test, che si è concluso lo scorso 25 luglio: 84.716 le domande presentate, secondo un calcolo diffuso dal ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca scientifica. Di questi 68.694 tenteranno di entrare a Medicina e Odontoiatria (i posti disponibili sono 11.568 per Medicina e 1.1.33 per Odontoiatria), in 8.242 affronteranno il test per Architettura (per 6.802 posti), altri 7.780 proveranno per Veterinaria (dove i posti disponibili sono 759).
Poi vi sono i neo diplomati che da tempo avevano scelto il percorso universitario e hanno partecipato ai test di ammissione di atenei come la Bocconi, il Politecnico e altre università. In alcuni casi si tratta di test fatti addirittura al quarto anno di scuola superiore.
Un terzo gruppo è rappresentato da chi ha già idea di quale percorso universitario compiere e attende soltanto di completare la pratica dell’iscrizione non dovendo fare alcuna prova di ingresso.
Infine vi sono le aspiranti matricole, che, però, non hanno ancora deciso. Un gruppo la cui consistenza è difficile da quantificare, ma che esiste e, in un sistema formativa che continua a relegare l’orientamento tra le attività quasi opzioni, può diventare un potenziale umano a rischio «fallimento».
Secondo i dati dell’Eurostat relativi al fenomeno dell’abbandono universitario colloca l’Italia al secondo posto in Europa, preceduti solo dalla Francia. E non ci si può consolare con il fatto che il 51,1% degli universitari che si laureano lo fanno nei tempi previsti dal corso di laurea, secondo il Rapporto AlmaLaurea sul 2018. Nonostante questo restiamo con un tasso basso di laureati nella popolazione tra i 15 e 64 anni d’età: il 16,3% secondo i dati 2017. Ma anche se nella fascia d’età 25-34 anni il tasso dei laureati raggiunge il 26,4% restiamo sotto di quasi 12 punti percentuali rispetto alla media Ue.
Quanto mai necessario, dunque, affrontare il tema dell’orientamento a iniziare dai primi anni di formazione. Potenziamento che non può prescindere dal coinvolgimento dei docenti che devono a loro volta essere formati per questo compito. Impegni a lungo periodo, anche se non c’è più tempo da perdere per iniziare.
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