L’Università Statale di Milano ha annunciato ricorso al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar del Lazio sullo stop al numero chiuso nelle facoltà umanistiche; sospendendo, inoltre, i test previsti per il 4 settembre. Un duello a distanza quello tra il rettore dell’Università Statale di Milano Gianluca Vago e l’Unione degli universitari (Udu). Il primo si è detto “non d’accordo – ha sostenuto Vago – con la decisione del Tar, anzi se devo essere sincero – ha dichiarato – anche alla luce delle richieste di iscrizione, continuo a ritenere che la nostra ipotesi fosse un’ipotesi di buon senso necessaria per rispondere a quanto il ministero ci chiede”. Soprattutto per quanto riguarda il “riferimento che il Tar fa alla legge 264 del 1999 che era nata per il numero chiuso a Medicina. Lì, infatti, c’era una previsione per cui non sarebbe stato possibile introdurre il numero chiuso in corsi dove non erano previsti laboratori. A nostro parere quella normativa è stata abbondantemente integrata e superata dai dispositivi di legge previsti dalla legge 240 e dai successivi decreti legislativi che sono stati alla base della nostra decisione”. Non sono dello stesso parere i giudici amministrativi che hanno bloccato il numero chiuso, rendendo nulli i test in programma per lunedì (a pagamento) e che ora l’ateneo ha dovuto sospendere, previa decisione del ricorso che dovrà essere presentato ai giudici di Palazzo Spada.
Resta da capire la sorte degli studenti riguardo le immatricolazioni previste per il 9 settembre ai corsi di laurea scelti, e che probabilmente verranno spostate in previsione di una decisione. Attualmente tutti gli studenti che si sono iscritti al test devono considerarsi “ammessi con riserva” in attesa della decisione del tribunale amministrativo. “Al momento – ha aggiunto Vago – è come se fossimo commissariati perché da un lato il Tar ci dice di prendere tutti gli studenti che fanno domanda, dall’altro dobbiamo rispondere a una legge che impone di prendere un certo numero di docenti per far partire quel corso”. La “situazione paradossale” in cui ci si potrebbe trovare è che “o non facciamo partire il corso” perché non si possono garantire le assunzioni necessarie oppure “non potremo attivare altri corsi di laurea perché la normativa ci dice che se siamo fuori dal criterio di accreditamento per un solo corso non possiamo aprirne altri”. I sei corsi di laurea per i quali è stato introdotto il numero programmato hanno avuto 4200 domande, di cui il 15% sono domande multiple su più corsi. I posti a disposizione sono 3050, “per cui probabilmente non sarebbe rimasto fuori nessuno”, ha commentato Vago.
Dal canto suo Andrea Core, dell’esecutivo nazionale dell’Udu, sottolinea la vittoria storica: “Questa è la prima volta che intraprendiamo un ricorso prima del test e lo abbiamo vinto perché ci sono basi giuridiche solide su cui poggia la decisione del Tar”. Forti di tale risultato il sindacato degli studenti si dice pronto a dare battaglia su tutti i test a numero chiuso negli atenei italiani. “Da domani mattina vigileremo che quando disposto dall’autorità giudiziaria sia rispettata: i test non dovranno svolgersi – continua il giovane rappresentante – La questione non riguarda solo la Statale di Milano ma il sistema universitario italiano. Da tempo chiediamo che la legge 264 del 1999 sia messa in discussione, e chiediamo da tempo che il Ministero si assuma la responsabilità politica sulla questione”. Poi, tira in ballo direttamente il Ministro Valeria Fedeli chiedendole di aprire un tavolo tecnico che preveda l’abrogazione e il superamento della legge 264 del 1999.
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