Dopo Londra anche l’Italia pensa alla settimana corta. Il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, rilancia l’idea e la filosofia del “lavorare di meno per far lavorare tutti”.
“Fino a ora abbiamo fatto due accordi, con le Regioni e con le parti sociali – ha spiegato nel corso di un’intervista a RTL 102.5 il ministro – allo scopo di proteggere il reddito delle persone. È venuta fuori una manovra straordinaria, ben 8 miliardi da impiegare nel biennio 2009/2010: adesso partirà una gestione decentrata nel territorio in modo che non si deresponsabilizzino le imprese ma si valuti per caso l’eventuale necessità di collocare le persone fuori dal lavoro, ma dobbiamo mantenere il collegamento, il legame con il mondo produttivo”.
Per fronteggiare la crisi, quindi, la settimana corta, la cassa integrazione a rotazione, oppure i contratti di solidarietà sembrerebbero la strada più percorribile. “In tutti i Paesi – spiega ancora Sacconi – ci sono fasce più vulnerabili. Io penso in primo luogo a quei 40/50enni, con famiglia a carico, magari con anziani autosufficienti, con mutuo da pagare, insomma monoreddito, ai quali dobbiamo provvedere integrando reddito e competenze. E poi, via via gli altri, a partire da più giovani: dobbiamo soprattutto indicare loro percorsi lavorativi più utili di quelli scelti nel passato spesso e volentieri, ed esperienze lavorative quanto più precoci”.
Per il ministro “è doveroso, come ha fatto il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, esprimere preoccupazione per un crisi che sta passando dai mercati finanziari alle persone: dobbiamo prima di tutto pensare di garantire il minimo vitale e se possibile un’attività formativa che rafforzi le competenze dei lavoratori in modo che il tempo di non lavoro sia comunque utile”.
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