Il “Piano Gelmini” per il rilancio della Ricerca Italiana parte dalla meritocrazia: la distribuzione dei fondi dovrà essere fatta in base a rigorosi criteri basati sui risultati. Vero è che il nostro Paese investe ancora troppo poco nel settore (0,7% del Pil, contro una media Ue di 2,1%), tanto che il gap potrà essere recuperato soltanto nel medio periodo, non certo a breve termine. L’idea del ministro di Istruzione, Università e Ricerca Mariastella Gelmini – che proprio oggi compie 35 anni – è quella di una redistribuzione che tenga in maggior considerazione i giovani ricercatori.
Più risorse ai migliori. È una delle misure annunciate dal ministro: «Dobbiamo fare in modo, partendo dalla valutazione dei progetti e avvalendoci di commissioni internazionali super partes – ha spiegato – di legare una parte della retribuzione dei ricercatori agli esiti del progetto stesso. Ciò dovrà valere anche per gli enti di ricerca pubblici».
Aria nuova al Ministero. «Bisogna spalancare porte e finestre per far entrare aria nuova e per dare opportunità ai giovani ricercatori, che la ricerca la praticano e la vivono», sostiene la Gelmini. Ad esempio, «pensiamo di intervenire sul tema del technology-transfer, ovvero, la brevettazione delle scoperte scientifiche: su questo punto, vogliamo organizzare dei gruppi di lavoro con i ricercatori stessi». Altro “svecchiamento” è previsto, ha detto il ministro, nell’ambito della segreteria tecnica.
Largo agli under 40. «Sono disponibili – ha affermato il ministro – 60 milioni di euro aggiuntivi destinati al settore Ricerca. È allo studio un provvedimento che mira a favorire la meritocrazia e le carriere dei giovani: l’obiettivo è finanziare progetti di ricerca in aree strategiche, presentati da ricercatori under 40 e validati da commissioni internazionali, con un importo fino a 300mila euro in tre anni. In questo modo incentiveremo i giovani migliori e favoriremo l’autonomia della Ricerca».
Dal canto suo, il Coordinamento Nazionale Ricercatori Universitari (Cnru) ha preso atto con notevole preoccupazione dell’approvazione del Decreto Legge 112/08. In particolare per quanto riguarda la possibilità di trasformare le università in fondazioni (“pericolo di condizionamenti sulla ricerca e scomparsa della ricerca di base”); il taglio di 500 milioni in tre anni al FFO e la limitazione del turn over al 20% (“maggiori difficoltà di inserimento e di ricambio della classe docente”); la trasformazione degli scatti biennali in scatti triennali (“penalizza soprattutto i ricercatori più giovani”).
Oltre alla richiesta di un incontro urgente con il ministro Gelmini, per discutere “l’attuale grave situazione e concertare possibili soluzioni”, il Cnru invita i ricercatori di tutte le università italiane “ad astenersi a tempo indeterminato dalla partecipazione a organi collegiali; a ritirare la propria disponibilità a ricoprire incarichi didattici per il prossimo anno accademico e a riunirsi nelle varie sedi per decidere eventuali ulteriori forme di lotta”.
Manuel Massimo
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