L’Italia spende troppo per il Welfare e troppo poco per la scuola: la doccia fredda arriva dal rapporto annuale dell’OCSE Government at a glance, un’indagine che mette a confronto le spese della pubblica amministrazione di tutti gli Stati membri dell’area OCSE.
Il nostro paese è penultimo nella graduatoria internazionale per quel che riguarda la spesa sulla scuola: appena l’8% della spesa pubblica totale a fronte di una media OCSE del 12,5%. Peggio dell’Italia riesce a fare solo la Grecia (con il 7,6% delle risorse totali investite sull’istruzione). Ma non basta, stando alle statistiche OCSE, infatti, proprio l’istruzione, in Italia, è il settore che ha visto i tagli maggiori durante gli anni della crisi: tra il 2007 e il 2013 si registra una flessione dell’1,6%. Nello stesso periodo le spese per il Welfare sono incrementate del 3,9% e quelle destinate alla difesa sono state tagliate appena dello 0,1%.
Va diversamente nel resto del mondo: in particolare i paesi che spendono più fondi in percentuale sono Islanda (16,9%), Israele (16,3%), Lettonia (15,7%) ed Estonia (15,4%).
Sotto osservazione cade l’incremento della spesa per il Welfare che, in media, costituisce il 32,4% degli investimenti nei paesi OCSE, ma che in Italia è arrivata alla punta record del 41,3 nel 2013, a causa soprattutto degli interventi di sostegno ai disoccupati causati dagli anni di crisi.
Altra nota dolente è l’età media dei dipendenti pubblici. Insieme a Belgio e Spagna, infatti, l’Italia è il paese con la media più alta. I dati del 2009 parlano di una quantità di dipendenti pubblici al di sotto dei trentanni pari all’1-2% del totale, la percentuale peggiore di tutta l’area. Per comprendere meglio il fenomeno, basta osservare il capo estremo di questa particolare voce, il Cile, dove i dipendenti pubblici under 30 sono oltre il 28%.
Più difficile la valutazione sul debito pubblico: se è vero che quello italiano resta ancora uno dei più elevati dell’area (il terzo, complessivamente, dopo quello di Giappone e Grecia), d’altra parte la posizione di bilancio dell’Italia è decisamente migliorata, perché il saldo strutturale corretto per il ciclo è passato da un – 4,2% del Pil potenziale nel 2009 al -0,2% nel 2013 fino a scavallare e arrivare al segno positivo nel 2014 (+0,4%).
Più in particolare, la spesa pubblica italiana, in base ai dati Ocse, nel 2013 è andata per il 17,5% ai servizi pubblici generali (contro il 13,8% medio dell’area), per il 2,3% alla difesa (5,5%), per il 3,8% all’ordine pubblico e alla sicurezza (4,4%), per l’8,2% agli affari economici (9,5%), per l’1,8% alla protezione dell’ambiente (1,2%), per l’1,4% all’edilizia e ai servizi comunitari (1,5%), per il 14,1% alla sanità (17,7%), per l’1,4% alla cultura (1,5%), per l’8% all’istruzione (12,5%) e per il 41,3% alla protezione sociale (contro il 32,4%).
A questo link trovate la presentazione ufficiale del rapporto OCSE Government at a glance.
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