Di stravaganze il suo pubblico ne ha viste tante. A cominciare dalle inchieste su “Esquire” che hanno visto Andrea Pinketts diventare di volta in volta fotomodello, cacciatore di dote, istruttore di arti marziali. Giornalista investigativo. La sua “pertinace tendenza all’insubordinazione e alle armi da fuoco, specie quelle puntate contro di lui” lo hanno reso una delle icone degli scrittori emergenti. E fuori dagli schemi, tanto da essere stato scelto dagli studenti IULM per curare la prefazione di “Perso in tempo”, antologia che in tono genialmente benevolo definisce “la racconta differenziata di monnezze vitali e mortali”.
“Il racconto è ciò che resta di un banchetto con la creatività”, ha scritto. Quanto c’è di creativo nei racconti di “Perso in tempo”?
Il fatto che abbiano scelto me testimonia anzitutto che siamo di fronte a lettori di alto livello! Ma anche a valenti scrittori intrisi di creatività. Tutti i racconti testimoniano il tormento di ciò che sta vivendo una generazione che pensa, vive, si indegna.
Un manifesto generazionale, quindi…
Non credo ai manifesti generazionali. Piuttosto parlerei di situazionismo personale all’interno di una generazione. Non a caso i racconti dell’antologia risultano polifonici seppure accomunati dal filo rosso del vivere esperienze simili in momenti simili, oltre naturalmente dalla proprietà e dall’accuratezza del linguaggio.
I talenti emergenti sono sempre compresi?
Negli anni ’80, quando ho iniziato il mio percorso, esisteva un vero e proprio muro di gomma nei confronti degli scrittori emergenti. Lucarelli, Fois, Mantovani hanno spianato la strada nel corso del decennio successivo. E Pier Vittorio Tondelli è stato il primo a creare una collana under 25. Anche oggi emergere non è così facile, ma è possibile.
In che modo?
Attraverso la tenacia. E gli incontri fortunati che si possono anche cercare, però. È necessario che i giovani mettano in atto una sorta di stalking nei confronti degli editori. Ma il talento rimane imprescindibile.
E cos’è per lei il talento?
Talento è il genio, nel senso proprio del termine. “Avere i geni per…”, un segno di distinzione assoluta.
Il mondo editoriale è notoriamente in crisi. Quali le cause e quali i rimedi?
Il problema essenziale è che questo mondo oggi è portato a nutrirsi di fenomeni puramente commerciali, sulla scia dei librettini di Moccia. Prendiamo ad esempio quello della Quattrociocche che racconta il dietro le quinte di “Scusa ma ti chiamo amore”. Trovo imbarazzante che in libreria si trovi un prodotto del genere piuttosto che “Fiorirà l’aspidistria” di Orwell. Molto più bello e molto più divertente. Non ho la più pallida idea di come si possa uscirne. Il lettore oggi ha ancora voglia di leggere ma non di comprare. Le case editrici mettano da parte i tomi e puntino al formato economico. In questo modo ci sono maggiori probabilità che un lettore potenziale diventi anche un lettore reale.
Valentina De Matteo
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