Per i laureati poco spazio nella pubblica amministrazione

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Pochi laureati nella pa Lo studio di Almalaurea: a un anno dalla laurea solo l’11% lavora nella PA.  Numeri che rischiano di allontanare sempre più studenti dagli atenei

La pubblica amministrazione assume sempre meno laureati. Solo l’11% dei dottori con laurea specialistica, infatti, trova lavoro negli uffici statali a un anno dal conseguimento del titolo.

Questo il dato che emerge da uno studio di Almalaurea sull’occupazione degli studenti al termine del percorso accademico.

Tra i primi a commentare i numeri del rapporto, il presidente dell’Anief, l’associazione professionale sindacale, Marcello Pacifico: “Si tratta di dati lavorativamente drammatici perché significa che i nostri governanti rinunciano alle alte professionalità. Facendo arretrare il Paese di centinaia di anni”.

Aumentano, invece, i giovani precari che lavorano nella pubblica amministrazione: a un anno dalla laurea sono il 39% nel settore pubblico mentre nel privato scendono al 28%. Un dato questo, come segnala Almalaurea, su cui pesano le migliaia di supplenti di scuola non immessi in ruolo nonostante i numerosi posti disponibili e su cui si è espressa persino la Ue, sollecitando la stabilizzazione del personale accademico che abbia già prestato 36 mesi di servizio.

La stessa statistica, poi, aumenta se si dilatano i tempi: a cinque anni dal conseguimento della laurea i lavoratori stabili della PA scendono al 34% mentre nel privato aumentano fino al 71%.

Magra consolazione per i dipendenti pubblici solo per quanto riguarda il conto economico (1.238 euro mensili nel pubblico contro i 1.185 nel privato).

Una situazione che rischia di scoraggiare i neodiplomati a intraprendere gli studi universitari e far aumentare il gap che ci separa dalla media europea. In Italia, infatti, i laureati tra i 25 e i 34 anni sono appena sopra il 20%, mentre la media dei paesi Ocse è superiore al 35% (38 nel Regno Unito, il 41 in Francia, il 42 negli Stati Uniti, addirittura 55 in Giappone).

Difficile pensare, allora, di centrare l’obiettivo posto dalla Commissione Europea che vorrebbe per il 2020 tutti i paesi dell’eurozona con una media di laureati tra i 30 e i 40 anni pari al 40% della popolazione. Una metà strategica che altri paesi hanno già ampiamente raggiunto.

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