Investire sull’istruzione significa investire sul futuro. Peccato che in Italia non la pensiamo così. A dimostrarlo ci sono i numeri pubblicati dall’OCSE che ha analizzato le percentuali dedicate all’istruzione rispetto al totale degli investimenti pubblici di 37 paesi in tutto il mondo constatando come sia proprio l’Italia a spendere di meno su scuola, università e ricerca: appena l’8,6% contro una media OCSE del 12,9%.
Una percentuale bassissima rispetto ai leader di questa particolare graduatoria: Nuova Zelanda, Indonesia e Messico, tutti oltre il 20% del totale investito nell’istruzione, o ancora Brasile, Korea, Svizzera, Islanda e Danimarca, tutti abbondantemente sopra il 15%; ma drammatico è anche il confronto con i paesi posizionati agli ultimi posti: sotto il 10% infatti, insieme al Bel Paese ci sono solo Ungheria (9,4%) e Giappone (9,1%).
#Education makes up 12.9% of public #spending in OECD area; how does your country compare? https://t.co/BR4KPWKxQ5 pic.twitter.com/cUgf7fnj8F
— OECD (@OECD) 13 Aprile 2015
Non va meglio se si considera la percentuale di spesa dedicata all’istruzione rispetto al Prodotto Interno Lordo: anche in questa voce, l’Italia occupa le ultime posizioni, con appena il 4,3% del Pil investito, in compagnia di Giappone (3,8%), Slovacchia e Turchia (4,1%). A sorpresa, in questa graduatoria, i paesi al top nella percentuale di spesa dedicata all’istruzione sul totale degli investimenti pubblici, Brasile, Korea, Messico, Nuova Zelanda e Svizzera, occupano le ultime posizioni; si salvano solo Danimarca e Norvegia che invece si piazzano nelle prime posizioni in entrambe le classifiche.
La spesa per l’educazione aumenta tra il 1995 e il 2011 in 2/3 dei paesi considerati, Italia compresa. La crisi economica ha costretto alcune nazioni a ridurre fortemente gli investimenti nel settore, in particolare Ungheria, Messico, Islanda, Norvegia, Polonia e Slovenia hanno registrato una contrattura di almeno un punto percentuale. In Italia, invece, nel triennio 2008-2011 la spesa relativa all’istruzione ha visto una sostanziale crescita, tuttavia, segnala il rapporto, si è trattato di un aumento più modesto rispetto a quelli registrati in altri settori dell’investimento pubblico. La gran parte della spesa va all’istruzione primaria, secondaria e terziaria non universitaria cui i paesi OCSE dedicano circa 2/3 dei fondi pubblici. Solo il 24,5% dei finanziamenti viene indirizzato all’educazione universitaria. Che l’istruzione non sia, purtroppo, non sia una priorità nel nostro paese lo avevano dimostrato anche alcuni dati relativi agli obiettivi dell’Italia in previsione del prossimo 2020, anno in cui l’Italia puntava di raggiungere una percentuale di giovani laureati, i quali dovrebbero rappresentare la punta di diamante di un sistema scolastico, più bassa rispetto a quelle auspicate da tutti gli altri paesi europei. Tuttavia questi nuovi dati, riferiti al complesso degli investimenti, segnalano una nuova defiance del nostro intero sistema che, lontano dalle dichiarazioni pubbliche di politici e governi, continua a vivere in cronica assenza di risorse.

A questo link il rapporto completo dell’OCSE