Senza nemmeno accorgermene sono già trascorsi nove mesi ed il mio periodo di Erasmus in Portogallo è praticamente finito. Nove mesi che sembravano lunghi, nove mesi che sono stati brevissimi, nove mesi per conoscere e conoscersi, scoprirsi, migliorarsi e rinascere, per viaggiare e sognare. Nove mesi pieni di emozioni, nove mesi con giornate vissute appieno, nove mesi in cui ho afferrato la mia vita e l’ho trasformata.
Ricordo ancora il giorno in cui per la prima volta scorsi il sud del Portogallo, una terra sconosciuta ancora per qualche verso, vergine e incontaminata, deserta e desolata, talvolta. Mi sembrò come di essere arrivata alla fine del mondo, piansi un po’ dentro, ma poi tutto è cambiato. Giorno dopo giorno ho conosciuto il sentimento portoghese e più passava il tempo più diventavo parte di quella terra dove ero arrivata timidetta, senza conoscere nessuno, né tanto meno la lingua. Le difficoltà si sono trasformate a mano a mano in una sfida avvincente, prima di tutto con il portoghese. Ora riesco a conversare senza problemi con un madrelingua ed il prossimo livello che mi aspetta è il livello “calão”, ovvero la lingua della strada. Sono stata accolta in una università meravigliosa, vicina allo studente e sono stata salutata con proposte per tornare in futuro. Da nord a sud, ho avuto la possibilità di esplorare questo paese, di capirlo, di farmi permeare da quel sentimento portoghese. Sono stata conquistata dall’apertura allo straniero, dall’accoglienza delle differenze e dall’apertura mentale di questo popolo, dalla ruralità della regione in cui ho vissuto e dalla sua purezza. Ho amato i vini ed il pesce, ho cercato in ogni modo di farmi penetrare dalla purezza di questo posto e ne sono stata totalmente catturata, al punto di esserne follemente innamorata.
Il Portogallo mi ha conquistato piano piano, con sapienza ed ha costruito un legame indistruttibile, fino a raggiungere la profondità del mio cuore, dove ha deciso di imprimersi. Oltre a ciò, ci sono le persone che hanno attraversato il mio cammino, quelle incontrate per qualche serata e quelle che mi sono state sempre vicino, quelle conosciute all’inizio e poi mai più riviste e quelle conosciute alla fine con cui è nata una sintonia unica, le persone che mi hanno vista triste, piangere e poi rinascere e sorridere, le persone delle nottate trascorse a ridere e sorseggiare vino portoghese, le persone con cui ho trascorso notti “brave” e raccontato segreti indicibili. Per quanto si possa tentare di spiegare cosa sia stato questo anno per me, è impossibile riuscire a descrivere l’emozione che ho provato, come mi ha cambiata, quanto mi ha resa più forte e migliore, quanto mi ha liberato dai preconcetti ed aperto ad esperienze nuove. Vado via con il “coração partido” (cuore spezzato), ma con la certezza di tornare, perché l’Algarve é il mio luogo dell’anima e non puoi non tornare dove hai lasciato il cuore.
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