Milano capitale delle biotecnologie

biotech.jpgUna kermesse di tre giorni – iniziata ieri e che si concluderà domani – presso FieraMilanoCity: oltre 1.500 partecipanti, a rappresentare 935 industrie biotecnologiche attive in 43 Paesi del mondo. Sono questi i numeri di Bio-Europe Spring 2009 che – dopo il successo della prima edizione meneghina (nel 2007) – torna nel capoluogo lombardo trasformandolo nella capitale europea del biotech. La manifestazione, fortemente voluta dal sindaco Letizia Moratti, è stata sostenuta dal Comune di Milano (con un finanziamento pari a 400 mila euro), dalla Provincia, dalla Regione Lombardia e dalla Camera di Commercio cittadina. E ha attirato una platea del 30% più ampia rispetto all’edizione del 2007.
«Per la prima volta – spiega Luigi Rossi Bernardi, assessore all’Innovazione, ricerca e capitale umano del Comune di Milano – quest’anno tutte le università e i centri di ricerca italiani sono stati invitati a presentare a Bio-Europe Spring 2009 i loro progetti più promettenti di sviluppo commerciale», per sottoporli «ad una platea di operatori e di finanziatori difficilmente contattabili in altre occasioni»: tutti possibili partner da ‘agganciare’ per il futuro.
«Nonostante la presenza di ricercatori di altissimo livello», riflette l’assessore, il biotech in Italia «soffre per i forti ritardi accumulati nell’erogazione di fondi già stanziati a livello pubblico» e per «la pratica inesistenza di investitori privati», dice. «I fondi previsti (30% pubblici e 70% privati) dai grandi progetti strategici varati dall’allora ministro Moratti, di cui due rispettivamente nel settore farmaceutico e delle scienze della vita, già 4 anni fa – ricorda – non sono ancora stati erogati per le difficoltà burocratiche legate all’utilizzo dei fondi pubblici che a loro volta bloccano i forti investimenti privati previsti», osserva.
«I numeri fotografano una realtà rosea, ma il ciclo positivo è durato fino al settembre dell’anno scorso e sicuramente nel 2009 la contrazione sarà forte». È il commento di Sergio Dompè, presidente di Farmindustria, secondo cui – però – il sistema delle aziende italiane di biotecnologia ha ottime potenzialità: «Con un indice di specializzazione in malattie rare pari al 10,4%, cosa che ci mette davanti a Giappone (9%), Francia (8,6%), Germania (8,3) e Usa (7,3)».

Manuel Massimo

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