La poetessa della vita, dell’amore e della morte

Si è spenta a Cracovia, la grande poetessa polacca Wisława Szymborska, premio Nobel 1996.

Si è spenta a Cracovia, la grande poetessa polacca Wisława Szymborska, premio Nobel 1996.

Nel suo discorso del Nobel aveva evocato l’intero universo,con le sue distanze abissali, le stelle infinitamente lontane, i pianeti ” Gia morti o ancora morti” per ricordare che il “nostro stupore esiste per se stesso e non deriva da alcun paragone con alcunché e poi perché il mondo, qualunque cosa ne pensiamo, questo smisurato mondo è stupefacente, come ricorda con schietta commozione Maruo Baudino della “Stampa”.

Ha sempre creduto che tutto quello che ha da dire su se stesso, è nelle sue poesie. Non le piaceva anche, come lei lo chiamava, ingerenza ultraterrena, scrive il quotidiano di Varsavia “Gazeta Wyborcza”. Un giorno di raccoglimento non solo per i suoi connazionali, ma per il mondo globale della poesia.

Benché, come era suo compito, con coraggio violentava la sua natura, più condivideva la sua anima, viaggiando nel mondo, distribuendo autografi e partecipando al clamore “mondano” dopo la consegna del Nobel, tanto più velocemente ritornava alle sue consuete abitudini.

Da Ringraziamento (da “Vista con granello di sabbia”)

Devo molto
a quelli che non amo.
Il sollievo con cui accetto
che siano più vicini a un altro.

La gioia di non essere io
il lupo dei loro agnelli.

Mi sento in pace con loro
e in libertà con loro,
e questo l’amore non può darlo,
n´ riesce a toglierlo….

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