Non siamo alle scuole elementari e nemmeno ad un corso di recupero per qualche “scansafatiche” delle scuole medie, stiamo parlando a ragazzi che, già iscritti all’università, si ritrovano a commettere strafalcioni d’italiano terribili. Da qui, la decisione di molte università italiane di creare veri e propri insegnamenti base che vanno dalla grammatica italiana alla matematica passando per l’inglese.
L’allarme lo scorso anno alla facoltà di Lettere dell’Università di Venezia in cui ai test d’ingresso su 687 aspirati, ben 248 non seppero rispondere correttamente anche a quesiti “banali”. Un caos generale anche al test d’ingresso per l’ammissione alla facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Torino, il preside di facoltà Pier Maria Friulan spiega che i ragazzi hanno evidenti difficoltà a raccogliere informazioni e a prendere appunti poiché spesso non conoscono il significato delle parole utilizzate dai docenti.
La prima università campana ad accogliere l’iniziativa è il Suor Orsola Benincasa, in particolare la facoltà di giurisprudenza che da anni istituisce corsi specifici. Il preside della facoltà Franco Fichera, ha illustrato le modalità di svolgimento dei corsi del primo anno in cui sono previste, oltre alle materie d’indirizzo, discipline quali l’insegnamento di lingua italiana diretta alla composizione scritta, lingua inglese specialistica nei vari ambiti di studio.
E questo sembra davvero poco se pensiamo agli “orrori” presenti nei concorsi per entrare in magistratura. Sarebbe meglio rimandare tutti all’asilo?
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