Sono primi in graduatoria ma non possono scegliere i posti migliori dove insegnare, quelli più vicini a casa ad esempio, perché andranno ai colleghi che hanno avuto un punteggio più basso. Un pasticcio, o pasticciaccio se così si può chiamare, tutto da sbrogliare per il Ministero dell’istruzione, in tempo utile per far sì che non si trasformi in una nuova guerra di ricorsi sulle assunzioni. La questione riguarda i docenti che hanno partecipato al concorso straordinario del 2018 per la scuola media e superiore: le prove in varie regioni andarono a rilento, con problemi in diverse commissioni in tutta Italia. Tanto che molte graduatorie non vennero pubblicate entro il 31 agosto 2018 e così non si fece in tempo ad immettere i primi a settembre del 2018, con il Fit, l’anno di formazione iniziale.
A quel punto ne entrano circa 6mila. Per gli altri in ordine di graduatoria, circa 5mila, il ministero dell’istruzione pensò ad una forma di tutela accantonando i posti disponibili e impegnandosi così ad assumerli il 1 settembre del 2019. Tutto venne ufficializzato con il decreto ministeriale 631 del 2018. Quest’ultimo ha previsto infatti che per questi docenti, primi nelle graduatorie di merito, sarebbe stata garantita l’assunzione sui posti disponibili sul contingente del 2018/2019 con la relativa assegnazione della provincia. Doveva essere una forma di garanzia per tutti. Ma i posti accantonati in realtà erano quelli residuali dopo le immissioni in ruolo di settembre 2018. Erano pochi e, di fatto, erano quel che restava dopo la scelta degli altri. Ad esempio su Roma, così come in altre grandi città, i posti andarono tutti nelle assunzioni di settembre 2018 e così a dicembre, al momento di firmare l’accantonamento, i docenti divenuti primi in graduatoria si ritrovarono a dover scegliere i posti in altre province, che nessuno aveva voluto a settembre.
Ora invece, per settembre 2019, la scelta sarebbe decisamente maggiore col contingente del 2019/20. Quest’anno infatti tra i pensionamenti normali e quelli dovuti a Quota 100, oltre ai trasferimenti, la disponibilità di posti è aumentata. Ma i primi in graduatoria non potranno accedervi, perché sono stati inseriti nell’accantonamento dei posti di dicembre scorso con la destinazione già definita. Un problema decisamente complicato, che sta tenendo occupati sindacati e ministero al tavolo da settimane per trovare una soluzione.
Quella che doveva essere una tutela, il decreto 631, sta diventando un vincolo e di fatto un’ingiustizia perché i docenti, chiamati a scegliere la sede a dicembre scorso, ora si ritrovano superati da chi viene dopo in graduatoria e può scegliere su un’ampia possibilità. «Questi lavoratori – spiegano i sindacati Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda – entreranno effettivamente in ruolo il 1° settembre 2019, ma non potranno scegliere sui posti che si sono resi disponibili col nuovo contingente, per cui si creeranno situazioni in cui i docenti collocati in posizione più alta in graduatoria avranno meno possibilità di scelta, in termini di sedi disponibili, rispetto a chi ha un punteggio più basso. Data la particolarità e non ripetibilità di questa situazione abbiamo fatto diverse proposte all’amministrazione, tra cui quella di consentire a questi docenti un cambio di provincia che tenga conto delle attuali disponibilità».
Molti uffici scolastici hanno già hanno calendarizzato le convocazioni dei docenti: il tempo stringe. Lo spettro dei ricorsi è dietro l’angolo. E il rischio adesso è che i primi in graduatoria, che andranno ad insegnare in province diverse da quelle di residenza, con conseguente lavoro per i Tribunali del Lavoro.
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