Se mancano i soldi li chiederemo agli studenti. Con questa provocazione ieri la Crui ha alzato la voce firmando un documento che denuncia la pesante crisi finanziaria del sistema universitario, determinata dai tagli inflitti al Fondo di finanziamento ordinario, ovvero i soldi che il ministero mette a disposizione degli atenei per le spese correnti.
La conferenza dei 95 rettori delle università italiane (67 statali e 28 non statali) nell’assemblea straordinaria ha infatti ragionato sulle conseguenze che potrebbero verificarsi se passasse in Parlamento la manovra economica dello scorso 25 giugno. Il sistema non reggerebbe, rischierebbe insomma di dover rinunciare alla qualità. E se il governo non riuscirà a farsi carico almeno delle spese correnti degli atenei (bollette, pulizie, amministrazione, personale), l’unica soluzione sarà quella di mettere le mani nelle tasche degli studenti.
A rimetterci insomma potrebbero essere le famiglie, con un aumento di circa 100 euro per le tasse universitarie dei propri figli. Oggi le cifre per le iscrizioni variano da ateneo ad ateneo e da facoltà a facoltà, con un importo medio di 817 euro. Ma i rettori, come spiega il Presidente Crui Enrico Decleva, sono disposti a dar battaglia.
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