Genitori ipergarantiti e figli che vivono sull’onda della flessibilità. A volte capita, mentre in Italia sembrerebbe essere una costante. Nel nostro Paese si spenderebbe troppo per tutelare il pater familias invece di salvaguardare il futuro della prole. Così almeno sembra pensarla il ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta.
Sul banco degli imputati l’articolo 18 (la norma dello Statuto dei lavoratori che impedisce i licenziamenti senza giusta causa), prerogativa dei lavoratori di vecchia data e miraggio dei nuovi assunti. “Spendiamo troppo in cattivo welfare per i padri e troppo poco per i giovani”, sottolinea il ministro. E poi “spendiamo tantissimo per finte pensioni di invalidità – aggiunge – e quasi nulla per incentivi per gli affitti e borse di studio per i giovani”.
Una guerra celatamente dichiarata a chi, secondo il ministro, continua a pesare sul welfare senza poter dare contributi reali. Contributi concreti che invece potrebbero arrivare dai giovani, sempre più impegnati tra la ricerca di un lavoro, l’affitto da pagare e le spese mensili da sostenere. Una fuoriuscita incontrollabile di soldi che “ogni tanto” viene finanziata e sostenuta da genitori ipergarantiti. Almeno loro possono permetterselo.
La proposta del ministro: 500 euro al mese. Ogni mese un piccolo aiuto governativo e la possibilità di sentirsi più leggeri. Ma questa volta non con il proprio portafoglio. Così Brunetta dà vita e voce alla sua idea di sostenere il welfare giovanile con somme pari a circa 500 euro pro capite da destinarsi sotto varie forme. L’intervento ipotizzato dal ministro, da settimane già al centro delle polemiche, dovrebbe concretizzarsi come un aiuto a favore dei giovani, fatto di sgravi, detrazioni sugli affitti, borse di studio o prestiti d’onore, incentivi per auto, imprenditorialità e altro, il tutto per un totale di 500 euro.
Lontana sarebbe infatti l’idea di versare materialmente ogni mese nelle “casse” dei giovani la somma in questione. Non si tratterebbe di una paghetta settimanale siglata Brunetta, ma di sgravi e detrazioni fiscali. Ovvero: non diamo soldi, ma aiutiamo a spenderne di meno.
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