Ricerca, la Gelmini punta al 2%

pil.jpgRaddoppiare, entro il 2013, le risorse da destinare alla Ricerca. Portandole dall’1% al 2% del Pil. Lo afferma il ministro di Istruzione, Università e Ricerca Mariastella Gelmini, in un’intervista al Corriere della Sera Magazine, in edicola domani: «Spero per la fine del mio mandato di aver portato quella cifra almeno al 2%. È un obiettivo ambizioso e doveroso». La Gelmini afferma, poi, che in un periodo di crisi come quello che stiamo vivendo «la Ricerca è il volano migliore per rilanciare la nostra economia» e per farlo bisogna «applicare alla Ricerca le regole del profit».
Per raggiungere questo obiettivo bisogna, secondo il ministro, «evitare la frammentazione, per cui ogni università o ente locale si sente realizzato solo se propone un proprio progetto autonomo, e premiare chi trova qualcosa». Inoltre per ottimizzare al meglio gli investimenti – prosegue la Gelmini – è necessario «avere il coraggio di scegliere i settori su cui puntare di più: nanotecnologie, alimentare ed energia».
Infine il ministro Gelmini propone contro la fuga di cervelli «uno sconto fiscale di tre anni per quelli che decidono di tornare» e afferma: «Mi sembra un fatto positivo che i nostri talenti vengano apprezzati all’estero. Il vero problema è che non c’è scambio: da noi i ricercatori stranieri non vengono». La soluzione? «Cambiare davvero il sistema».
Contro la fuga di cervelli il ministro propone «uno sconto fiscale di tre anni per quelli che decidono di tornare. Mi sembra un fatto positivo – dice – che i nostri talenti vengano apprezzati all’estero ma il vero problema è che non c’è scambio: da noi i ricercatori stranieri non vengono».
L’intervista con il ministro Gelmini si pone come spunto finale di un’inchiesta del Corriere della Sera Magazine sulla situazione della Ricerca in Italia. Attraverso l’opinione di dodici ricercatori di diverse università italiane si è cercato di capire cosa manca in Italia per formare quel tessuto di ricerca indispensabile a una nazione.

Manuel Massimo

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