Caldo torrido per 120 giorni l’anno. L’estate allunga i suoi tempi e cambia le sue caratteristiche. Caldo afoso e riduzione delle precipitazioni fino al 20%. Questo il clima che ci aspetta se, secondo le previsioni, le temperature del mar Mediterraneo saliranno di due gradi. Ma tutto questo non è fantascienza perché la data di inizio sarà il 2030.
La notizia proviene da uno studio condotto da un gruppo internazionale di ricercatori tra cui Marco Bindi, del dipartimento di Scienze agronomiche dell’Università di Firenze. Secondo la ricerca, in media, l’aumento delle temperature nel bacino del Mediterraneo potranno arrivare fino a due gradi in inverno e quattro in estate, creando “traumi” all’ambiente circostante: Ondate di caldo, siccità e, in alcune regioni, precipitazioni invernali. A risentirne pesantemente saranno l’agricoltura, il turismo e le risorse idriche.
“La ricerca – ha spiegato Bindi – era finalizzata a capire in che modo le variazioni di temperature previste dal 2030 possono alterare diversi settori, da quello agricolo al rischio incendi, fino all’impatto sui consumi energetici”. Per esempio, secondo i ricercatori, nel settore agricolo non ci sarebbero grandi alterazioni per quanto riguarda la coltivazione di specie che hanno il ciclo di crescita in autunno e inverno, come il grano, mentre ci si aspetta una riduzione della resa di coltivazioni quali quelle dei girasoli, fino al 5% in meno, e dei legumi, con riduzioni fino al 30%”.
Dal punto di vista energetico, inoltre, ci si aspetta un aumento dei consumi dovuto ad un aumento del numero di impianti per l’aria condizionata, compensato, però, da una riduzione dell’uso dei riscaldamenti in inverno, anche se il rapporto non sarebbe lo stesso. Infine, sarebbero previsti dai 7 ai 30 giorni in più a rischio incendi.
Lo studio è pubblicato online sul sito della rivista Global and Planetary Change.
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