Il decalogo di domande riproposto ad libitum prende piede anche nel mondo accademico. Il primo passo lo fanno oltralpe: sul sito francese Sauvons l’Université (Salviamo l’università) è stato pubblicato un appello ai candidati delle prossime elezioni europee. L’introduzione recita: “Appello ai candidati, partiti politici, collettivi e cittadini affinché la campagna delle elezioni europee ponga finalmente la questione dell’istruzione superiore e della ricerca. Lontano dalle buone intenzioni e dai luoghi comuni abituali, dieci domande poste ai candidati da Salviamo l’università”.
Ecco allora l’elenco:
1) La concorrenza generalizzata, è migliore dell’emulazione accademica?
2) La precarizzazione, un modo di gestione efficace della ricerca?
3) Valutazione per sanzionare?
4) Professionalizzazione o formazione?
5) La classifica di Shangai, vitello d’oro dell’Europa della conoscenza?
6) Autonomia, nuovo paradiso accademico?
7) Governance, nuova arte di governare?
8 ) Finanziamento su progetto, pietra filosofale della ricerca moderna?
9) Semplificazione o moltiplicazione delle strutture burocratiche?
10) Indebitamento a vita, uno strumento radioso per gli studenti?
Gli autori del sito propongono le loro risposte: collegialità ed emulazione al posto della concorrenza; stabilità invece di precarizzazione; una valutazione che valga da sostegno; formazione prima della professionalizzazione; classifiche più precise; autonomia sì ma scientifica; collegialità piuttosto che governance; stabilità dei finanziamenti; pluralità delle strutture di ricerca e d’insegnamento; infine, uno Stato che garantisca l’accesso all’università in quanto servizio pubblico.
L’Andu, associazione dei docenti universitari, ha fatto proprie queste richieste, sollecitando anche una riflessione sulle analogie con la situazione d’oltralpe, e nello specifico sulle “origini” delle leggi francesi (e italiane) che “provengono da decisioni prese a livello internazionale”. “È particolarmente impressionante – spiegano i docenti – l’analogia tra il nuovo ruolo del rettore-padrone (presidente) e i compiti e la composizione del suo Consiglio di Amministrazione previsti dalla legge francese e quanto previsto dalle bozze di DDL ministeriali e del PD”.
Ora che le risposte arrivino dall’Italia o dalla Francia poco importa. Basta che qualcuno ci pensi.
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