“Gli atenei devono imparare a spendere i soldi”: continua lo scontro sui tagli alle università con un confronto a distanza sul giallo dei 500 milioni in meno previsti dal Fondo di finanziamento ordinario. Dopo aver incassato il parare al vetriolo della Crui, la ministra Anna Maria Bernini passa al contrattacco. “Non basta chiedere i soldi ma anche appostarli bene e saperli spendere. Continuo a pensare che sia stato un colpo di calore perché chiunque dica che il Mur ha tagliato 500 milioni di fondi alle Università mente sapendo di mentire” ha detto intervenendo al convegno “Aerospazio: Competenze e Innovazione per l’Italia”.
La difesa della ministra
“Negli ultimi 5 anni – ha continuato Bernini – abbiamo dato 50 miliardi agli Atenei, niente non è. E lo scorso anno abbiamo raggiunto il massimo storico di 9,2 miliardi di Fondo di finanziamento ordinario. Inoltre, il Ffo non è l’unico modo per finanziare le Università ma uno dei tanti modi. Dal 2022 le Università possono attingere a 6 miliardi di ‘bancomat’ Pnrr. Se non avessero reso il parere prima di ascoltarmi, avrei detto che l’autonomia non significa solo essere liberi di fare qualsiasi cosa ma anche responsabilità di spendere bene. Io non posso permettermi di suggerire alle Università come spendere le risorse ma mi permetterò, visto che sono stati dati numeri sbagliati, di fare un’operazione trasparenza spiegando quanto ho dato e a chi” ha concluso la ministra.
La replica della Crui
Immediata la replica dei rettori. “I finanziamenti negli ultimi cinque anni sono aumentati in termini nominali ma non reali – ha detto la presidente della CRUI e rettrice della Bicocca di Milano, Giovanna Iannantuoni in un’intervista al Corriere della Sera – E non dimentichiamo che il sistema universitario italiano è storicamente sottofinanziato e l’investimento medio sul Pil è soltanto dell’1,5 per cento, mentre la media in Europa è 2,3 per cento. Si aggiunga che il taglio non riguarda soltanto i 170 milioni. Ci sono 300 milioni del piano straordinario per il potenziamento dei ricercatori che erano aggiuntivi e ora sono compresi nel fondo ordinario. Nella quota base sono ricompresi anche i fondi per pagare gli scatti di anzianità, che sono altri 120 milioni circa. E infine c’è la circolare del Mef che prevede un adeguamento Istat degli stipendi dei professori universitari: per noi sono altri 400 milioni di spesa nel bilancio. Persino la quota premiale diminuisce del 4 per cento”.
“Siamo il sistema più controllato”
“Siamo il sistema più controllato e valutato d’Europa – ha aggiunto la rettrice-. L’Anvur, l’Agenzia per la valutazione del sistema universitario compie un doppio controllo e nel collegio dei revisori degli atenei siedono rappresentati sia del ministero dell’Università che di quello dell’Economia e persino della Corte dei Conti. Siamo controllati su tutto”.
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