Mentre è in corso la trattativa sull’eventuale e definitiva rimodulazione del Pnrr ogni iniziativa che punta ad avvicinare il raggiungimento di un target e, contestualmente, ad allontanare l’ipotesi di una decurtazione delle risorse in palio fa di per sé notizia. A maggior ragione se l’obiettivo messo nero su bianco nel Piano di ripresa e resilienza è parecchio sfidante, come quello di creare 60mila nuovi posti letto entro giugno 2026, in un Paese che in 20 anni di legge 338 sull’edilizia universitaria era riuscita ad assicurarne sì e no 40mila. Ecco perché appare degna di nota la scelta del ministero guidato da Anna Maria Bernini di eliminare il vincolo del 70% di stanze singole (con conseguente 30% di doppie) nei futuri studentati. A prevederlo è un’ordinanza della commissaria straordinaria Manuela Manenti che dal maggio scorso è stata chiamata a gestire la partita sull’housing universitario.
La modifica
La modifica appena disposta punta a rendere più appetibile per i privati la partecipazione al bando da 1,2 miliardi che è stato emanato quasi un anno fa e che finora ha portato – stando agli ultimi dati in possesso della struttura commissariale aggiornati a ieri (su cui si veda il grafico in alto) – alla presentazione di 246 domande di finanziamento per 34.432mila posti letto ammissibili. Di queste, solo 199 sono state considerate però effettivamente ammesse, per un contingente di 21.511 disponibilità realmente attivabili. Ciò significa che, quando mancano poco più di 16 mesi alla dead line imposta dal Recovery, sulle residenze universitarie il Mur ha compiuto sì e no un terzo di strada. Considerando che un mese fa le istanze giudicate positivamente erano 181 per poco più di 20mila posti letto urge aumentare il ritmo se si vuole raggiungere il risultato.
Il provvedimento introduce anche un modello di check list che Manenti dovrà sottoscrivere alla fine della fase istruttoria di ciascun intervento di costruzione/acquisizione dei nuovi studentati. Il documento consente di riportare – voce dopo voce – gli esiti degli accertamenti svolti, la corrispondenza intercorsa con il soggetto proponente, la documentazione aggiuntiva acquisita e la proposta di eventuali prescrizioni cui subordinare l’erogazione del contributo Mur collegato al bando. Che, conviene forse ricordarlo, ammonta a circa 20mila euro per ciascun posto letto attivato. Spazi che andranno poi affittati agli studenti offrendo una riduzione del 15% rispetto ai canoni di mercato.
Bernini: “Eliminazione limite 70% di spazi singoli potrebbe essere d’aiuto”
La stessa ministra Bernini, rispondendo qualche giorno fa in commissione Cultura della Camera a un’interrogazione sugli alloggi universitari, ha ribadito che il suo intento è di “mantenere intatto il target finale dei 60.000 alloggi” e di “spendere tutte le risorse che il Pnrr e il Governo hanno messo a disposizione per questo traguardo”. O almeno, aggiungiamo noi, di averci provato fino alla fine. In quest’ottica l’eliminazione del vecchio limite del 70% di spazi singoli da conferire potrebbe fornire un duplice aiuto ad avvicinarsi al bersaglio. Da un lato, potrebbe infatti invogliare i soggetti che ancora non si sono candidati, perché magari erano in possesso di un immobile (pensiamo a un vecchio convento) che avrebbe avuto bisogno di troppi interventi per rispettare il rapporto di 70-30, a farlo almeno stavolta. E, dall’altro, potrebbe spingere anche chi si è visto rigettare la domanda per un motivo analoga a presentarla nuovamente e, magari, a vedersela accolta.
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