«Un atto formale di riconoscimento di un impegno, ma anche un atto di fiducia verso i partecipanti affinché si facciamo testimoni delle competenze condivise durante un cammino di formazione utile per saldare i rapporti tra le nostre comunità»: le parole di Carlo Alberto Romano (del Dipartimento della Statale di Brescia, delegato del Rettore alla responsabilità sociale per il territorio) riassumono perfettamente la cerimonia al Centro culturale islamico di Brescia dove sono stati consegnati oltre 50 diplomi a quanti hanno aderito al «Progetto di formazione dei ministri di culto islamico».
Il corso, strutturato in 5 lezioni, è nato su impulso della prefettura e realizzato grazie alla collaborazione tra l’università degli Studi di Brescia e i centri islamici di Brescia e provincia.
I docenti dell’ateneo hanno tenuto le lezioni sulle leggi italiane, partendo dalla Costituzione fino ai meccanismi normativi dello Stato nei confronti delle confessioni religiose. Nell’ultimo incontro sono intervenuti, tra gli altri, il vicepresidente nazionale di Ucoii (Unione comunità islamiche d’Italia) traducendo in atti concreti le indicazioni contenute nel Patto nazionale con l’Islam, siglato al Viminale nel febbraio 2017.
«È un’iniziativa ottima, da ripetere e esportare in tutta Italia come modello di legittimazione reciproca», ha detto Romano, appassionato docente e organizzatore del ciclo di lezioni. Soddisfazione è stata espressa, soprattutto, da chi ha partecipato: donne e uomini, alcuni molti giovani e nati in Italia, di fede islamica e con tanta voglia di «divulgare ad altre persone le competenze apprese», come sottolineato da Ahlam Bendar, 27enne prossimo alla laurea in Ingegneria gestionale: con il padre, Ahmed, conduce il Centro islamico di Orzinuovi. «Non senza problemi – hanno riconosciuto entrambi – perché il momento è critico. Iniziative come quella del corso aiutano molto, soprattutto nell’approfondimento delle conoscenze delle leggi e dei regolamenti italiani».
Il punto di forza delle lezioni è stato proprio l’approfondimento, pensato per un pubblico maturo, come quello delle aule universitarie. «Il percorso è andato ben oltre le mie aspettative, non credevo di ricevere nozioni così specifiche e dettagliate – ha ammesso Mahjouba Ghamraoui, mediatrice culturale di origini marocchine da anni attiva nel Centro -: ho acquisito strumenti importanti nella gestione delle relazioni interculturali». I vertici del Cento culturale sono stati «molto contenti», come evidenziato a nome del direttivo da Raisa Labaran. I dirigenti hanno partecipato al corso, dando l’esempio e facendosi portavoce del messaggio che si voleva trasmettere: «A Brescia la condivisione e il dialogo costruiscono comunità e possono valere per il reciproco arricchimento».
Bresciaoggi
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