“La storia dell’arte? Una materia inutile, meglio imparare i lavori manuali”. Un’altra voce si aggiunge al dibattito che da alcune settimane sta agitando il mondo della scuola e dell’insegnamento in Italia. Stavolta, però, si tratta di una fonte particolarmente autorevole: a sostenere la tesi dell’inutilità della storia dell’arte, infatti, è stato il Presidente degli Stati Uniti d’America, Barack Obama.
I fatti risalgono a una ventina di giorni fa, quando il Presidente USA si è recato in visita alla fabbrica General Electric di New York: “I ragazzi dovrebbero imparare i lavori manuali – aveva affermato Obama – vanno incoraggiati in questa direzione, perché pagano bene e spesso sono più utili di una laurea in storia dell’arte”.
Una affermazione che ha scatenato le immediate polemiche di tutto il mondo accademico a stelle e strisce, ma anche quelle di semplici cultori della disciplina che hanno letteralmente subissato il sito della Casa Bianca di email di protesta. Linda Downs, direttore esecutivo dell’Art Association arriva persino a diramare un comunicato ufficiale: “È terribile, si dimentica che lui stesso e i più grandi innovatori del paese hanno lauree umanistiche”.
Ma a rimettere le cose a posto ci pensa lo stesso Obama che, presa carta e penna, scrive di suo pugno una lettera di risposta alle tante email pervenute: “La prego di scusarmi non volevo mettere in dubbio il valore della materia. A scuola e al college l’ho studiata con passione, era tra le mie favorite – scrive il Presidente, che poi chiarisce – Parlavo di lavoro e occupazione volevo solo consigliare ai ragazzi che non possono o non hanno le attitudini di avanzare negli studi una via alternativa e altrettanto valida”.
A vedersi ricapitare la lettera con lo stemma presidenziale è stata Ann Collins Johns che insegna storia dell’arte medievale e rinascimentale all’Università di Austin in Texas: “Ho votato Obama – dichiara la docente – per questo c’ero rimasta male. Non avrei mai pensato che mi rispondesse”.
Una vicenda che aggiunge, se non altro, un pizzico di polemica al dibattito che nelle ultime settimane ha visto schierarsi, nel nostro Paese, sostenitori e “rottamatori” della storica disciplina.