Elezioni, un gruppo di prof abbandona Antonio Ingroia

 

Quindici tra gli aderenti a “Cambiare si Può”, lista di cittadinanza politica sostenitrice del candidato Premier Antonio Ingroia, sono protagonisti, negli ultimi giorni, di un ripensamento rispetto al supporto fin qui offerto.

Antonio Ingroia è il noto magistrato palermitano formatosi nel pool antimafia di Falcone e Borsellino e in primo piano in merito all’indagine sulla Trattativa Stato-Mafia. Dal 5 novembre, lasciata la Procura di Palermo, ha diretto in Guatemala un’unità di investigazione per la lotta al narcotraffico ma già dal 22 dicembre è in aspettativa per motivi elettorali.

Promotori della campagna di “Cambiare si può” sono intellettuali, artisti, giornalisti, sindaci, assessori e professori. Diversi tra questi ultimi hanno fatto un passo indietro, come Paul Ginsborg, professore di storia contemporanea dell’Università di Firenze, Luciano Gallino, professore di sociologia dell’Università di Torino, Ugo Mattei, professore di diritto civile anch’egli dell’Università torinese e Marco Revelli, professore di scienza della politica dell’Università del Piemonte orientale.

La volontà di abbandonare la partecipazione attiva al movimento dell’ex PM sta nell’impossibilità di immaginare una Rivoluzione Civile (che è la lista con a capo Ingroia e sostenuta da Italia dei Valori, Movimento Arancione, Verdi e Federazione della Sinistra) attraverso «forme e modalità politiche vecchie» ovvero, a detta dei dissidenti, attraverso una selezione delle candidature basata su «accordi tra le segreterie dei partiti che cancella la possibilità di mettere in atto una reale discontinuità dei contenuti e delle forme democratiche che noi auspicavamo».

C’è chi prova a calmare le acque, riconoscendo errori e auspicandone perfezionamenti ma l’annuncio finale dei quindici è chiaro: «Alcuni di noi, pur non riconoscendosi, voteranno quella lista. Altri faranno scelte elettorali diverse».

Giovanni Torchia

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