Il professore universitario Alberto Alfio Natale Fichera, ordinario presso la facoltà d’Ingegneria dell’Università di Catania, è stato arrestato ieri dagli agenti del Centro operativo Dia di Napoli. Al professor Fichera – che nell’ateneo etneo, in qualità di delegato del rettore, ricopre anche il ruolo di Coordinatore Istituzionale del programma Erasmus – è stata notificata ieri un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip presso il Tribunale di Napoli su richiesta dei pm della Direzione distrettuale antimafia.
L’indagato è accusato di corruzione e falsa perizia aggravati dall’articolo 7 per aver agevolato il clan dei Casalesi e il clan Cimmino, attivo a Napoli. Le indagini sono state avviate a seguito delle dichiarazioni rese da alcuni collaboratori di giustizia, i quali avrebbero riferito che Aniello Bidognetti, esponente del clan dei Casalesi e il boss Luigi Cimmino e il suo fedelissimo Vincenzo Tammaro non solo avrebbero organizzato ed eseguito il duplice omicidio di Enrico Ruffano e Giuseppe Consiglio, avvenuti a Napoli una decina di anni fa, ma che seppur intercettati (Bidognetti e Tammaro) durante le fasi preparatorie del delitto erano stati assolti grazie a un versamento di denaro a favore del perito che aveva avuto l’incarico dalla Corte di Assise di Napoli di identificare coloro che avevano preso parte alle «compromettenti intercettazioni».
Secondo i collaboratori, tutti vicini a vario titolo agli imputati di quel processo, il perito avrebbe “aggiustato” il processo depositando una perizia nella quale attestava falsamente che le voci registrate nel corso delle decisive intercettazioni telefoniche non corrispondevano a quelle degli imputati Aniello Bidognetti e Vincenzo Tammaro. Quel perito era proprio il professor Fichera.
L’attività di riscontro è così partita dall’acquisizione degli atti processuali relativi al duplice omicidio Ruffano-Consiglio, il cui dibattimento era stato celebrato dinanzi alla prima Sezione della Corte di Assise di Napoli nell’ambito del procedimento penale a carico di Aniello Bidognetti, Luigi Cimmino, Giuseppe Cristofaro e Vincenzo Tammaro. Al processo Luigi Cimmino veniva poi assolto dall’accusa di essere stato il mandante del pluriomicidio. Unico condannato Giuseppe Cristofaro.
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