L’Italia adotti criteri più trasparenti ed etici nel finanziare la ricerca a garanzia della democrazia: l’appello è stato lanciato da una delle più prestigiose riviste scientifiche internazionali, Nature. In una speciale edizione online della rivista è stato pubblicato l’intervento della direttrice del Centro di ricerca sulle cellule staminali dell’università di Milano, Elena Cattaneo: una recensione del libro “Staminalia: le cellule etiche e i nemici della scienza”, di Armando Massarenti (Guanda), che è stata il punto di partenza per sollevare il dibattito sul rischio di una gestione non etica della ricerca.
Riferendosi al dibattito sulle cellule staminali che ha diviso l’Italia tra sostenitori della ricerca sulle staminali embrionali e chi sostiene esclusivamente la ricerca sulle staminali adulte, Cattaneo ha rilevato come, spesso, chi difende la ricerca sulle staminali adulte abbia diffuso “false informazioni sulla presunta superiorità scientifica o terapeutica del filone di ricerca che intendono supportare”.
Cosa, questa, possibile perché in Italia i progetti scientifici non sono finanziati, come accade altrove, sulla base della valutazione attraverso il giudizio tra pari (peer review). “L’Italia – rileva – ha ottimi scienziati che hanno una precisa percezione del concetto del peer-review. Ciò che difetta è l’etica della rigorosa gestione del bene pubblico”.
Per la ricercatrice “in Italia la strumentalizzazione è stata la regola, a partire dalle posizioni di alcuni membri delle gerarchie della Chiesa Cattolica che ancora oggi sostengono che la ricerca sulle cellule staminali embrionali è inutile”. In assenza della cultura del peer-review, secondo Cattaneo, “una nazione rischia di non beneficiare dalla libera competizione tra le idee migliori”, lasciando spazio a un “background di clientelismo che permette la manipolazione della scienza e che, in Italia, ne mina l’autonomia”. L’Italia, prosegue, “ha ottimi scienziati che hanno una precisa percezione del concetto del peer-review. Ciò che difetta è l’etica della rigorosa gestione del bene pubblico”.
Un appello alla trasparenza che ha trovato il consenso di esponenti illustri del mondo scientifico.
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