Scarsa conoscenza di nozioni del diritto, politica degli scandali e del gossip, assenza di valori, un paese involuto e lontano dalla quotidianità dei giovani, tra le cause di un voto giovane, debole, confuso e disincantato.
Lontani dal discusso e, per alcuni, discutibile, sessantotto, partiamo da un dato di fatto: l’età media dell’elettorato italiano è di 50 anni. Da questa prospettiva, come contestualizzare il voto e le politiche giovanili? Da un campione di 360 universitari delle prime tre università di Roma, intervistati in merito alle prossime elezioni amministrative, risulta un quadro disomogeneo di interesse e di conoscenze in merito alle questioni della “polis”.
Da notare un elemento significativo: alla parola “prossime elezioni”, parte dei ragazzi associa istintivamente, le votazioni universitarie. Associazione che la dice lunga sulla vicinanza della politica ai giovani (non dei giovani alla politica). In una città tappezzata di volti noti e meno noti che ammiccano al passante, una parte dei ragazzi “non guarda e passa”. La maggioranza sa, che ci sono le elezioni eppure non è il loro primo pensiero.
Sono i primi ad affermare come sia diffuso nei giovani il senso di disaffezione e disinteresse per la sfera politica. La mancanza di trasparenza e i continui scandali senza soluzione di continuità, senza una svolta sociale e politica, comunicano e informano su un teatro farsesco e grottesco della politica: “altro che Bagaglino!”, esclama un ragazzo intervistato. Si sentono inadatti e impreparati ad affrontare una decisione come quella elettorale.
Lamentano una carenza strutturale della scuola media superiore che non prevede nozioni di diritto. Si arriva alla soglia della giovinezza-adulta senza consapevolezza civica e politica. I programmi di storia continuano a fermarsi alla seconda guerra mondiale. Nel frattempo sono passati 70 anni! La frattura tra la vita quotidiana e le “manovre” politiche rischia di diventare patologicamente cronica. La comprensione di cosa sia oggi la politica è sempre più vaga. La famiglia e gli amici sembrano essere le maggiori fonti di influenza “elettorale”. “Mio padre vota così, io voto così”.
Commistione stagnante tra politica, spettacolo, gossip e cultura. Un calderone in cui è andata perduta la concezione della politica, almeno che non si militi in un partito. Non vivono bene la loro generazione “stanca”; sono consapevoli dell’assenza di valori politici, auspicano stimoli e ventate d’aria fresca, ma si sentono impotenti rispetto ad una società refrattaria all’innovazione e alla trasparenza.
C’è chi definisce la propria generazione: ragazzi “allegrotti” e burattini di legno marcio, ma un lume di speranza li guida. Sembrano oscillare tra un cinismo naif e il desiderio, spesso sommerso, di cambiamento e di riscatto. La percentuale degli indecisi indica confusione e smarrimento. Da evidenziare che i fuori sede dichiarano di andare a votare, solo se decidono di tornare a casa, a prescindere dalle votazioni. Non tornerebbero apposta.
Il voto è marginale in ogni manifestazione della loro vita. Inoltre, l’operato di alcuni governatori o aspiranti tale, rappresenta un motivo in più di distacco e disinteresse: “non posso muovermi ho un master, devo studiare… “ E come tacciare di superficialità le loro motivazioni?
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