E’ entrato in aula con una parrucca bionda, tacchi a spillo, seno finto e ai suoi studenti, abituati fino al giorno prima a chiamarlo professore, ha annunciato: “Ragazzi, da oggi chiamatemi Cloe”. Succede in un liceo del veneziano, all’istituto agrario Scarpa-Mattei di san Donà, dove il professor Luca Bianco, da ieri divenuto professoressa Cloe Bianco, ha scelto una maniera decisamente d’impatto per uscire allo scoperto e mostrare la sua nuova identità.
Una scelta annunciata da qualche giorno sul profilo Facebook della docente: “Bisogna correre perché siamo indietro anni luce rispetto ai paesi avanzati nei diritti umani per le persone trans – scriveva sul social la prof Bianco – non concordo col procedere a piccoli passi”. In classe, poi, la professoressa ha spiegato ai ragazzi come quella fosse la sua reale identità da molto tempo e il coraggio necessario ad annunciare pubblicamente la propria scelta.
Una scelta che, però, ha suscitato non poche polemiche, in primis dai genitori dei ragazzi, alcuni dei quali sarebbero rimasti particolarmente scioccati dall’identità rivelata dalla professoressa Bianco. Un genitore, in particolare, avrebbe scritto una lettera all’assessore all’istruzione della Regione Elena Donazzan spiegando che: “Nessuno era al corrente del fatto, i genitori non erano stati avvertiti, perfino i docenti non ne sapevano nulla – si legge nella lettera – Lascio a lei immaginare i volti dei ragazzi, qualche risata certo c’è stata ma lo choc è stato più grande al punto che una ragazza di un’altra classe si è sentita male. A distanza di un giorno nessuno della dirigenza scolastica è intervenuto con nessuno. Non se ne sa nulla”.
L’assessore Donazzan, nella serata di ieri ha stigmatizzato l’avvenuto: “Non è possibile una cosa del genere: che un docente arrivi con la parrucca finta, col seno finto, coi tacchi – ha dichiarato l’assessore – Trovo squallida questa esasperazione di sé, quasi a voler scioccare. Dal mio punto di vista non è adatto all’insegnamento. Perché per farlo bisogna aver un equilibrio. Chiederò di prendere dei provvedimenti. La sua sfera dell’affettività è un fatto personale. Ma quello che è accaduto è grave. Ci preoccupiamo molto del presepio a scuola per non urtare la sensibilità degli studenti musulmani. E questo allora?”.
Il preside della scuola, Francesco Ardit, invece, ha scelto la via della prudenza: “È un docente e come tale va rispettato”, ha annunciato ai media. La situazione, tuttavia, aveva messo in difficoltà anche il dirigente scolastico che, a poche ore dall’accaduto, chiedeva istruzioni all’Ufficio scolastico regionale su come comportarsi. “Il giorno dell’accaduto mi aveva chiamato il preside – spiega il direttore dell’ufficio scolastico di Venezia Domenico Martino – ci ha detto che non era stato avvisato e chiesto come doveva comportarsi. Ora devo sentire il direttore Daniela Beltrame. Personalmente penso che forse la docente avrebbe potuto scegliere altri modi e tempi ma la mia opinione è anche che la scuola richieda competenze didattiche e non altro. E che le scelte personali non rientrino nell’analisi dei compiti del docente”.
Dalla parte della professoressa Cloe Bianco, invece, si sono schierate le associazioni gay e transgender della regione: “Cloe come molte altre donne e uomini transessuali di questo Paese non chiede e non impone nulla se non il rispetto per la propria identità, rispetto che a tutti è dovuto – dice Mattia Galdiolo di Arcigay Tralaltro Padova – parlare di trauma per la sola presenza di una persona transessuale in una classe è prova d’ignoranza”.
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